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La Colonna Traiana e il suo fregio “a colori”

La Colonna Traiana è il famoso monumento, ancora visibile a Roma, fatto edificare dall’imperatore Traiano e inaugurato nel 133 d.C., che celebrava le vittorie da lui ottenute sulla popolazione dei Daci. È andato invece perduto il contesto edilizio originario: si trovava infatti all’interno di un piccolo cortile alle spalle della Basilica Ulpia, con ai lati due biblioteche. Per realizzare il complesso era stato sbancato un colle, la cui altezza corrispondeva all’incirca a quella della Colonna, quindi tra i suoi scopi c’era anche quello di ricordare l’entità dei lavori eseguiti.

La Colonna Traiana in un’incisione di Giovanni Battista Piranesi della metà del XVIII secolo

Sorge su un basamento quadrato, è formata da un plinto, diciassette rocchi, e un capitello. In cima si trovava la statua in bronzo di Traiano, poi sostituita nel Cinquecento da una raffigurante San Pietro. Alla base erano probabilmente conservate le ceneri dell’imperatore stesso e della moglie. Ecco quindi una ulteriore funzione del monumento, quella di monumento funerario. All’interno una scala a chioccola percorre tutto il fusto fino in cima, arrivando ad una porticina alla base della statua.  È adornata da un fregio che si avvolge a spirale tutto attorno alla colonna stessa, che è stato da alcuni paragonato ad un rotolo librario (ricordiamo che gli antichi romani non utilizzavano libri come i nostri, ma rotoli di papiro o pergamena che venivano conservati arrotolati), da altri a un fusto avvolto da tralci vegetali. Le scene si susseguono una dopo l’altra in una spirale che prosegue lungo tutta la colonna dalla base fino in cima, e raccontano per immagini le due campagne belliche di Traiano in Dacia, il cui territorio corrispondeva all’incirca a quello dell’attuale Romania. Ci si potrebbe chiedere come fosse possibile vedere le scene rappresentate, dato che la colonna è alta quasi 40 metri: a questo scopo venivano in aiuto le due biblioteche ricordate prima, da cui era possibile vedere meglio le raffigurazioni più in alto. Ciò nonostante, era sicuramente impossibile vedere l’intero fregio in sequenza perché avrebbe comportato il dover girare intorno alla colonna e salire e scendere dagli edifici circostanti. Per questo alcune scene erano state disposte in modo da avere un particolare rilievo e permettere di seguire le vicende principali dalle diverse angolazioni. Ci sono anche alcune scene ripetute più volte, come il carico di provviste sulle imbarcazioni, o Traiano che esorta i suoi soldati prima della battaglia, e anche questo espediente favoriva la comprensione del racconto.

L’imperatore Traiano (Carole Raddato, via Wikimedia Commons)

Non si conosce chi sia l’autore del fregio, e sicuramente gli scultori che materialmente lo hanno eseguito saranno stati più di uno, ma alcuni studiosi hanno ipotizzato che dietro al progetto ci fosse l’importante architetto Apollodoro di Damasco, anche se non è mai citato nelle fonti come scultore ma solo come autore di opere architettoniche. Tra le scene che spiccano maggiormente possiamo ricordare il suicidio del capo dei Daci, Decebalo, che sceglie di darsi la morte per non cadere prigioniero del nemico, e una scena di suicidio collettivo di un gruppo di Daci. Altra scena particolare è l’attraversamento del Danubio su un ponte di barche, nella quale il Danubio è rappresentato simbolicamente da una figura maschile, sopra cui passano i soldati romani. Possiamo citare anche la scena del Contadino caduto dal mulo: apparentemente slegata dal contesto, era probabilmente intesa come un presagio sulle sorti della guerra.

Concludono il fregio delle rappresentazioni di greggi al pascolo, parte integrante del bottino di guerra dei Romani dopo le vittorie. Dobbiamo ricordare che, come la gran parte dei monumenti di epoca romana, e non solo, anche la Colonna Traiana potrebbe essere stata originariamente dipinta. Si cade sempre nell’errore, infatti, di immaginare l’arte antica come essenzialmente formata da edifici e sculture totalmente bianchi, mentre al contrario erano spesso dipinti a colori vivaci. Nella Colonna Traiana i colori avrebbero potuto aiutare a distinguere meglio i personaggi, e notiamo anche alcune figure “sospese” su un terreno che manca e che probabilmente era reso con il colore, o arcieri senza archi e frecce, o altri dettagli “mancanti”. È stato ipotizzato anche che fossero originariamente presenti degli elementi metallici, in quanto alcuni personaggi sembrano colti nell’atto di utilizzare pugnali o lance “invisibili”, e nelle loro mani sono presenti dei piccoli fori, che probabilmenteservivano per inserire appunto le armi, realizzate in bronzo e applicate poi alla colonna.

Non sono state trovate effettive tracce di pittura, ma potrebbe essersi completamente degradata con l’esposizione agli agenti atmosferici, nel corso dei secoli, e per questo non essere giunta fino a noi. Quindi l’ipotesi della policromia è basata solo su prove di tipo logico e sul paragone con altre sculture di epoca romana, sulle quali invece sono state rinvenute tracce dei pigmenti utilizzati. Ci si può fare un’idea di come sarebbe potuta apparire la Colonna “a colori” grazie al documentario “Io e… la Colonna Traiana” girato nel 1971 da Ranuccio Bianchi Bandinelli (facilmente reperibile online), e provare ad immaginare come l’avrebbe vista un romano del II secolo d.C.

di Susanna Cavallin

Autore

  • Nata a Treviso nel 1994. Dopo il diploma di liceo classico, nel 2017 si laurea in Conservazione e gestione dei beni e delle attività culturali all’Università Ca’ Foscari di Venezia, con curriculum di studi incentrato in particolare sull’archeologia.Ha svolto qualche esperienza lavorativa in musei locali e in una villa storica. Da sempre appassionata di tutto quel che riguarda la storia, l’arte e le antiche civiltà, interesse che coltiva nel proprio tempo libero, insieme a numerosi hobby.

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