L’uso della luce nell’arte contemporanea, un elemento tra i principali nella poetica e nella comunicazione artistica che caratterizza l’estetica del millennio, sconfinata ormai anche nella dimensione urbana. Essa viene utilizzata in forme diverse, per creare effetti, atmosfere, significati simbolici, rappresentazioni scientifiche dei fenomeni che ci circondano.
Bruno Bani, Raffaele Cioffi, Mario De Leo, Daniela Forcella, Pina Inferrera, Giovanni Lombardini, Max Marra, Daniela Pellegrini, presentano la loro personale dialettica interpretativa del fenomeno luminoso, che coinvolge di volta in volta le forme, i colori, le ombre, i materiali e in alcuni casi i sistemi di illuminazione utilizzati per la produzione dell’opera. Una mostra visitabile dal 6 ottobre al 7 novembre 2023 presso l’ARC Gallery di Monza.
L’arte contemporanea ha esteso notevolmente il modo in cui la luce viene utilizzata come mezzo espressivo, spingendosi ben oltre il tradizionale modello di indagine caravaggesco. L’introduzione dell’elettricità e delle tecnologie luminose ha aperto nuove possibilità creative che hanno trasformato radicalmente il modo in cui gli artisti concepiscono e utilizzano la luce nelle loro produzioni. L’analisi della dialettica luminosa può quindi contenere ambiti d’interesse e d’interazione complessi, compreso il fenomeno scientifico e quello ambientale, così come gli studi psicologici e quelli sull’empatia dei neuroni a specchio. Gli artisti, prima ancora degli scienziati, sono consapevoli di come l’uso della luce può influenzare l’emozione e la percezione dell’opera d’arte da parte dello spettatore, oppure di come essa può essere utilizzata per creare un’atmosfera di calma e tranquillità o generare tensione e drammaticità. La dialettica della luce che tradizionalmente esplora le contrapposizioni e le dualità attraverso tecniche che creano profondità e contrasto, come il chiaroscuro, il positivo e il negativo, la luce e l’ombra, oggi amplia la sua ricerca al fenomeno elettrico, con tutte le sue implicazioni: tecnologiche, ambientali, percettive, di identità culturale.
Portavoce di un modo contemporaneo di esaminare l’argomento è Bruno Bani, con i sui quadri scultorei che hanno come tema costante la luna nelle sue alternanze celesti. Le fasi lunari messe a registro con un sapiente uso della luce riflessa e dei LED,creano un’atmosfera senza tempo, eterea e allo stesso tempo straordinariamente precisa, realizzata attraverso forme geometriche circolari.
I quadri di Raffaele Cioffi cercano nella luce una via verso la spiritualità. Osservandoli si è avvolti da unìintensa luminosità riflessa, forte, vigorosa, che crea un effetto visivo sorprendentemente denso. Le sue opere enfatizzano la natura accecante della luce, ed evidenziano la sua superiorità sulla materia e sulle cose tangibili per la capacità di disturbare la visione e richiamare l’attenzione sulla sua intensità luminosa.
Le sculture illuminate di Mario De Leo sono costruite con gli scarti riutilizzati di tecnologie appartenute ad un passato recente, ormai diventate obsoleto per l’avanzare dei sistemi digitali. I cinque moduli scultorei illuminati, incapsulati sotto una semisfera trasparente, rimandano ad una rinata isola di Atlantide, terra di luce emersa dall’oscurità dei millenni e metaforicamente simbolo di conoscenza, purezza, illuminazione spirituale.
Daniela Forcella immagina un grande cuore bianco come una mappa territoriale suddivisa in quattro parti, ipoteticamente percorsa da un omino rosso, protagonista enigmatico di una possibile narrazione. L’opera è un quadro tridimensionale solcato da una stratificazione di curve di livello, sinuosi conduttori di energia incisi in un legno colorato di un biancore assoluto. L’artista invita l’osservatore a meditare sull’allegoria della luce, intesa come guida di un percorso mistico.
Le scatole luminose di Pina Inferrera riportano le immagini di filamenti sommersi dalle acque che emergono come elementi di luce, filamenti che riproducono particelle energetiche. L’energia luminosa è il risultato di complessi legami e connessioni tra pensieri e relazioni umane, che possono essere intricati, profondi, leggeri e luminosi. I light box in queste opere enfatizzano e mettono in evidenza aspetti specifici della comunicazione artistica, creando un punto focale e una sensazione di profondità.
Giovanni Lombardini è un artista che usa la pittura della luce, esplorando il riflesso e l’integrazione con l’ambiente.Le sue opere sono lampadine accese nel buio, l’immagine di comete che si fermano su tavole dipinte, emanando una luce radiante. Le opere variano dal dominio del colore alle forme geometriche che sembrano catalogare l’ambiente circostante, creando spazi immaginari e reali.
Nelle opere di Max Marra, la luce assume un ruolo da protagonista, ma è rappresentata in modo monocromatico attraverso una varietà di materiali e tecniche artistiche. Stucchi, acrilici, carte tempera e pelli sono combinati per creare scenari bianchi su cui vengono disposte linee ed elementi compositivi. Questi sono uniformati dal colore e posti in rilievo in modo da accentuare la loro qualità materica.
Alcune fotografie di Daniela Pellegrini sono elaborate per evidenziare sulle silhouette del corpo la rappresentazione in dettaglio di una moltitudine di nei. Comparati agli astri luminosi dell’universo notturno questi piccoli punti neri costellano la superficie della pelle, dando origine ad una suggestiva mappa stellare incisa sull’epidermide. In un’altra opera la luce è una fiamma di energia luminosa, scandita in quattro movimenti, distribuiti lungo un percorso di bagliori che improvvisamente illumina l’oscurità.
di Fortunato D’Amico – architetto, critico e curatore d’arte
Immagine in copertina: Bruno Bani, Asteroide Y_BL, acrilico e led su tela, 40×40 cm