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La scoperta di un’iconografia caravaggesca: La salita al Calvario (anonimo caravaggesco di ambito veneto)

Lo scorso 12 marzo, nel visitare la fiera antiquaria di Vicenza che si tiene ogni seconda domenica del mese da settembre fino a luglio, mi sono imbattuto in un interessante dipinto secentesco che, pur non in ottimo stato di conservazione, ha attirato fortemente la mia attenzione: trattasi di una grande tela di forma rettangolare, sprovvisto di cornice, raffigurante la Salita al Calvario.

Anonimo caravaggesco veneto, Salita al Calvario, Vicenza, mercato antiquario

Al cospetto dei due antiquari, un uomo e una donna dal vago accento dell’Est, che hanno esposto i loro dipinti antichi in Piazza delle Poste, ho avuto l’opportunità di analizzare da vicino alcuni particolari del quadro, rintelato, la cui pellicola pittorica risulta compromessa dal tempo e dall’abrasione, ma comunque ancora facilmente leggibile nella sua totalità. Spiego meglio: il soggetto è tratto dalle storie della Passione di Cristo e presenta cinque figure che si scalano nello spazio con al centro Gesù Cristo con il mantello rosso che porta la croce sulle spalle piegando la testa in basso ed inarcando la schiena, mentre è ben visibile il braccio destro leggermente piegato, la cui mano sorregge il sacro legno; in alto a sinistra, al di sopra della croce, si scorgono due uomini la cui disposizione nello spazio segue l’andamento obliquo del braccio della croce, il limite del quale viene tagliato dal margine sinistro del dipinto. L’uomo all’estrema sinistra con la folta barba bianca potrebbe essere Simone il Cireneo che, secondo quanto riportato da tre dei quattro Vangeli, fu obbligato dai soldati romani ad aiutare a trasportare la croce di Gesù durante la salita al Golgota per la crocifissione; il secondo uomo è invece incappucciato e di difficile interpretazione iconografica. Dall’altra parte, dirigendo lo sguardo verso il limite destro del dipinto, notiamo altre due figure che mi sembrano particolarmente interessanti per seguire una possibile traccia sull’origine di questa composizione, che non ha alcuna bibliografia e di cui gli stessi antiquari ignorano la provenienza precisa (forse Padova): come incuneati nell’intersecarsi dei due bracci della croce, appare, in primis, un giovane soldato che suona una tromba, mentre a destra vi è un carnefice nerboruto che irrompe sulla scena facendo emergere solamente la grande testa con le rughe profonde che solcano il viso, la folta barba nera e il poderoso braccio con la mano possente, la quale afferra con una tale forza una corda con cui è legato il collo di Cristo: un’immagine di forte impatto emotivo e di un’inusitata drammaticità.

Anonimo caravaggesco veneto, Salita al Calvario (particolare), Vicenza, mercato antiquario

Osservando attentamente l’opera, l’ho collegata ad un quadro scomparso di Caravaggio realizzato a Messina nel 1609 ma di cui le fonti parlano con attendibilità e cognizione di causa. Ma facciamo un passo indietro: oltre alla Resurrezione di Lazzaro e all’Adorazione dei pastori, le fonti fanno riferimento chiaramente ad altre opere che Caravaggio avrebbe dipinto a Messina. Francesco Susinno riferisce nello specifico di quattro storie della Passione commissionategli dal nobile messinese Nicolò di Giacomo e di altre belle opere sue private. Virgilio Saccà indica invece quattro quadri raffiguranti altrettanti episodi della passione a scelta del pittore il quale aveva già consegnato il primo, definito una bellissima opera, raffigurante La Salita al Calvario con Gesù, la Vergine Addolorata e due manigoldi di cui uno che suona la tromba. Per il quadro, Di Giacomo aveva pagato al pittore dal cervello stravolto quarantasei onze e questi gli aveva promesso che avrebbe consegnato i rimanenti entro il mese di agosto, fissandone il prezzo personalmente. Grazie a questo documento si è potuti essere certi dell’esistenza e del soggetto del primo dei quattro quadri, purtroppo andato perduto, ma anche che Caravaggio aveva intenzione di rimanere a Messina almeno fino alla fine di agosto 1609. La citazione è molto importante per capire l’iconografia del dipinto scomparso ma del quale si potrebbe cogliere un riflesso nel quadro esposto alla fiera antiquaria di Vicenza: innanzitutto il dipinto in questione mostra un manigoldo che suona la tromba ma non vi è la Vergine Addolorata; nella Salita al Calvario da me descritta si contano quattro figure maschili, oltre a Gesù Cristo.

Caravaggio, Presa di Cristo, National Gallery, Dublin
Caravaggio, Incredulità di San Tommaso, Bildergalerie, Potsdam

In particolare, la figura all’estrema destra del carnefice con la barba folta e lo sguardo allucinato ricorda nell’aspetto morfologico due volti,  raffigurati di profilo, che sono presenti nei quadri autografi di Caravaggio: Giuda della Presa di Cristo eseguita per i Mattei agli inizi del ‘600 e la figura maschile con la barba in primo piano, al centro, presente nell’Incredulità di San Tommaso di Potsdam. Inoltre, nel dipinto della fiera antiquaria da me osservato, compare una tenda aperta con un grande drappo rosso in alto. Sarà una mia suggestione ma questo dipinto non è trascurabile proprio perché se ne ignora la provenienza e l’appartenenza ad una scuola pittorica facilmente riconoscibile, ma che a mio avviso potrebbe, nonostante la non altissima qualità del quadro, essere collegata ad un’opera scomparsa del grande pittore Michelangelo Merisi detto il Caravaggio.

di Francesco Caracciolo – storico dell’arte

Autore

  • Francesco Caracciolo (Maddaloni, Caserta, 1978), è professore di ruolo in Storia dell'Arte presso l’Istituto Superiore Statale “Bartolomeo Montagna” di Vicenza . Si è laureato nel 2002 all'Università degli Studi di Napoli "Luigi Vanvitelli". Ha frequentato la Scuola di Specializzazione per la Formazione degli Insegnanti della scuola secondaria di II grado dell'Università della Calabria e successivamente ha iniziato a insegnare nella provincia di Vicenza. Nel 2023 ha conseguito la laurea triennal...

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