A Cremona, patria di Stradivari, il lavoro dei maestri liutai italiani è una vera e propria arte che ha meritato il riconoscimento di Patrimonio immateriale dell’Umanità dall’UNESCO. Oltre duecento botteghe liutaie continuano ancora oggi la tradizione cominciata dai celebri liutai cremonesi, mentre resiste alla modernità la prestigiosa Scuola internazionale di liuteria che accoglie e forma ogni anno studenti provenienti da ogni parte del mondo.
Storia della liuteria cremonese: dalle piccole botteghe artigiane ai violini famosi
Fu Andrea Amati, primo maestro liutaio di Cremona, a diffondere la lavorazione dei violini e a creare un vero e proprio stile di costruzione italiano. Ma è Antonio Stradivari ad essere ricordato come il più famoso liutaio di Cremona, da quando nel 1680 acquisì la supremazia nella produzione di strumenti di lusso. Oggi, questa tradizione antica è tutelata dal Consorzio Liutai Stradivari e dall’Associazione Italiana Liutaria che, in tutto, rappresentano oltre 140 artigiani. Per ottenere l’ambito marchio “Cremona Liuteria”, uno strumento deve essere realizzato esclusivamente a mano, in legno di abete, acero, ebano, salice, pioppo, palissandro, mogano o cedro. Un lavoro minuzioso e paziente, quello dei liutai di Cremona, che impiegano circa 120 ore per realizzare un violino.
I grandi maestri liutai di Cremona
La famiglia Amati
Il capostipite di questa famiglia è Andrea Amati, che iniziò la sua attività intorno al 1520. I suoi capolavori si dividono in tre collezioni: quella costruita per il re Carlo IX di Francia, quella per un ricco marchese di cui è ignoto il casato, e una collezione di destinazione ignota. Antonio e Girolamo Amati, figli di Andrea, succedettero al padre nella sua bottega. Il testimone passò poi nelle mani di Nicolò Amati, che dominò la scena della liuteria cremonese per più di 50 anni e fissò definitivamente un modello di violino.
La famiglia Guarneri
Andrea Guarneri nacque nel 1625 circa, e si formò come maestro liutaio all’interno della bottega di Nicolò Amati. Il figlio Giuseppe continuò a lavorare perfezionando e modificando lo stile. I suoi strumenti divennero famosi per l’utilizzo di una vernice trasparente e colorata dall’effetto molto caldo. Il figlio Bartolomeo, meglio conosciuto come Guarneri del Gesù fuse lo stile di Stradivari con quello dei liutai Bresciani, ma condusse una vita decisamente sregolata, tanto da essere chiamato il “liutaio maledetto di Cremona”. E sì, fu lui a costruire il violino per eccellenza, quello suonato da Niccolò Paganini, il “cannone di Paganini”.
Antonio Stradivari
Indubbiamente il liutaio Antonio Stradivari è il più conosciuto al mondo. Nacque a Cremona nel 1644. In età matura, nel 1680, aprì la bottega con i figli Omobono e Francesco ed i suoi allievi in Piazza San Domenico, dove costruì la maggior parte dei suoi strumenti. Costruì alcuni tra gli strumenti ad arco più famosi di sempre, come quelli denominati ”Hellier“, il “Toscano” e la viola “Medicea“. Fu sua la modifica al manico del violino, inclinato maggiormente all’indietro in modo da dare maggiore tensione alle corde per avere più potenza di suono come richiedeva la musica dei tempi. Allungando la catena e la tastiera e costruendo gli strumenti con l’ebano, un legno più resistente, Stradivari diede vita al violino moderno. Uno Stradivari si riconosce dalla pregiata manifattura ma anche dall’etichetta interna, rigorosamente in latino: Antonius Stradivarius Cremonensis Faciebat Anno, a cui segue la data di realizzazione. La passione per la musica, i valori dell’artigianato, la qualità delle materie prime italiane e una storia di successi internazionali: questa è l’arte del “saper fare liutaio”, la sapiente eccellenza italiana che infonde nel legno vita, anima, suono.
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