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Le Guardie svizzere

«Giuro di servire fedelmente, lealmente e onorevolmente il Sommo Pontefice e i suoi legittimi successori, come pure di dedicarmi a loro con tutte le forze, sacrificando, ove occorra, anche la vita per la loro difesa. Assumo del pari questi impegni riguardo al Sacro Collegio dei Cardinali per la durata della Sede vacante. Prometto inoltre al Capitano Comandante e agli altri miei Superiori rispetto, fedeltà e ubbidienza. Lo giuro. Che Iddio e i nostri Santi Patroni mi assistano».

guardie svizzere

È il testo di giuramento che ogni Guardia svizzera deve leggere nel momento esatto in cui la sua vita, cambierà per sempre. Questo corpo militare nella sua lunga storia ha affascinato tutti coloro che hanno fatto visita all’interno delle mura leonine. Le motivazioni sono tante così come i tanti aneddoti e storie avvincenti che ci sono state tramandate su di loro. Come esercito è il più piccolo al mondo e ad oggi sono circa cento i soldati effettivi, a cui bisogna aggiungere i vari ufficiali, tamburini e alabardieri, anche se negli anni questo numero è stato altalenante. Basti pensare che durante la Seconda guerra mondiale Papa Pio XII era circondato da circa trecento uomini. Oggi il loro ruolo è più che altro di sorveglianza o accompagnano il Papa nei suoi spostamenti. Ma non è stato sempre così.

In diverse battaglie i soldati si sono contraddistinti per le loro gesta coraggiose. Era il 6 maggio del 1527 e durante il Sacco di Roma, Carlo V affrontò in battaglia Papa Clemente VII. Ovviamente sul campo il numero di uomini era nettamente a favore di Carlo V. Ma nonostante ciò, 189 soldati del Papa decisero di sacrificare la propria vita in virtù del loro giuramento. Se ne salvarono in pochi ma raggiunsero il loro obiettivo: consentire al Papa di guadagnare tempo prezioso. «Acriter et fideliter» (Con coraggio e fedeltà). Il motto delle Guardie svizzere fu onorato. Altro aspetto particolare è che questo corpo militare un tempo era affiancato dalla Guardia Nobile fondata nel 1801 che comprendeva l’ex corpo delle lance spezzate e dalla Guardia Palatina che era la fanteria (1850). Con Papa Paolo VI questi due corpi furono sciolti.

Ma a chi bisogna dare merito per la nascita delle Guardie svizzere? Il merito è di Papa Giulio II quando su sua richiesta nel 1506, furono “chiamati” i primi elvetici, 150 provenienti dal Cantone Uri e guidati dal Capitano Kaspar von Silenen. A questo punto una domanda da porsi è lecita: perché furono chiamati gli svizzeri? Perché ad esempio non gli austriaci, francesi o tedeschi? La risposta è molto più semplice di quanto si possa pensare. La terra elvetica nella sua lunga storia ha fornito truppe di mercenari professionisti a molti monarchi europei che avevano bisogno sì di soldati, ma che fossero anche dei fedeli servitori sul campo di battaglia. Un esempio è Luigi XI che ancor prima di Papa Giulio II, nel 1480 selezionò soldati svizzeri a protezione della propria persona. Qualche anno dopo il re Carlo VIII in Francia istituì il corpo Cento Svizzeri della Guardia (Cent-Suisses), diventando di fatto il primo corpo militare elvetico permanente al servizio di un re. Giocoforza nel corso del tempo si diffuse la consapevolezza che loro erano i migliori guardiani di re, regine e nobili di prestigio. In Vaticano fin dall’inizio fu fatta la scelta di arruolare per il corpo armato uomini provenienti dalla parte tedesca della Svizzera e solamente dopo, fu estesa ad altre terre anche se data la tradizione, ad oggi si dà la precedenza a chi proviene da Lucerna così come San Gallo. Per quanto concerne l’arruolamento la linea è quella comune a tanti altri Stati: test psicofisico, celibe, massimo 30 anni di età. L’aspetto particolare, nonché condizione imprescindibile per far parte di questo corpo, è avere i denti sani e perfetti. Una volta superato questo passaggio inizia un percorso di formazione diviso in due parti. La prima si svolge ad Isone (TI) nel centro di addestramento della polizia e dell’esercito svizzero dove vengono approfonditi vari tipi di addestramento, così come vengono insegnate le basi di diritto e psicologia. La seconda fase si svolge a Roma al Quartiere della Guardia Svizzera Pontificia. Qui si acquisiscono varie competenze come la lingua italiana, la conoscenza del personale, dei luoghi, esercitazioni con l’alabarda e altro ancora. Di certo è un corso molto intensivo con ispezioni e test settimanali effettuati dal Palazzo Apostolico. Ma il fattore che li ha resi iconici nell’immaginario collettivo, oltre ad essere le guardie dei papi, è la loro armatura. Per molto tempo si è cavalcata l’onda leggendaria che avrebbe voluto Michelangelo artefice della creazione dell’uniforme. In realtà il design è del comandante Jules Repond. Siamo agli inizi del XX sec. e si ispirò ad un altro grande pittore italiano: Raffaello.

Dato il numero esiguo di soldati, varcando le soglie di Piazza San Pietro è difficile vederle anche perché sono posizionate prevalentemente all’interno degli edifici. Ma si possono osservare anche all’esterno una o due, quando si danno il cambio, posizionate lungo il tragitto che conduce dalla piazza, all’interno della basilica. Altro particolare che merita di essere menzionato è il giuramento e la loro posizione. Mentre con la mano sinistra sorreggono la bandiera, con tre dita della mano destra alzata (a rappresentare la Trinità), pronunciano le sacre parole: “Io, giuro di osservare fedelmente, lealmente e onorevolmente tutto ciò che in questo momento mi è stato letto. Che Dio o i suoi santi mi assistano”.

Testo e fotografie di Enea Rotella – giornalista

 

 

 

Autore

  • Enea Rotella è nato a Catanzaro nel 1980. Ha seguito un corso di studi umanistici che lo ha condotto nel mondo dell'informazione. Iscritto all'albo dell'Ordine dei Giornalisti pubblicisti ha collaborato come cronista con diverse testate per poi approfondire, in virtù dei suoi studi, la storia dell'arte. Tra le varie collaborazioni vi sono quella con la rivista Globus e BBC History. Nel 2017 ha esordito con il suo primo romanzo La vera storia di David Smith. Nel corso del tempo ha esplorato le di...

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