Tibur Superbum
A circa 30 chilometri da Roma si trova Tivoli, l’antica città menzionata nell’Eneide come “Tibur Superbum” e amata da Goethe, che la ricorda così in uno dei suoi pensieri: “In questi giorni sono stato a Tivoli e ho ammirato uno degli spettacoli naturali più superbi. La cascata colà, con le rovine e con tutto l’insieme del paesaggio, sono cose la cui conoscenza ci arricchisce nel più profondo dell’anima”. Questa città, che oggi conta circa 56.000 abitanti, è nota per le sue sorgenti termali, utilizzate fin dall’epoca romana per le loro proprietà terapeutiche; si pensi che Plinio il Vecchio, nelle sue Storie riporta che “… vicino a Roma le acque Albule (cioè bianche, a causa dell’alta concentrazione di zolfo e carbonato di calcio) curano le ferite”. Tivoli, inoltre, è rinomata per il travertino, che ha qui i giacimenti più importanti; il nome stesso deriva da una corruzione delle parole latine “lapis tiburtinus”. A Tivoli, inoltre, sono presenti due Villae patrimonio mondiale dell’UNESCO, Villa Adriana e Villa d’Este. Molti di questi luoghi erano toccati durante il cosiddetto “Grand Tour”, un lungo viaggio intrapreso dalle persone aristocratiche nel corso dei secoli dal XVII al XIX per ammirare le bellezze che l’Europa aveva da offrire.
L’istituzione museale delle Villae
Le Villae rappresentano un meraviglioso organismo articolato che copre varie casistiche legate all’ambito paesaggistico e pone numerose sfide soprattutto per quanto riguarda la tutela e la promozione. Non parliamo solo di Villa Adriana e Villa d’Este: ci sono altri luoghi, più piccoli ma infinitamente preziosi, che a volte sfuggono ai più o restano ai margini dei circuiti maggiormente conosciuti. L’istituzione museale di Tivoli, diretta dallo storico dell’arte Andrea Bruciati, che ci accompagna in questa “visita”, ricomprende luoghi in cui arte e natura si compenetrano in una dimensione unitaria che pone al centro l’uomo nella sua complessità. Le Villae sono siti diversi e multiformi, ma espressione di una medesima eredità culturale e di una gestione unitaria. Questa istituzione museale comprende: Villa d’Este, Villa Adriana, il Santuario di Ercole Vincitore, la Mensa Ponderaria e il Mausoleo dei Plautii.
Villa d’Este costituisce il massimo esempio di giardino manierista, che attraverso l’articolazione unica del suo impianto ingegneristico, precorre la sensibilità barocca: vi regna una perfetta armonia, fondata su ritmo, proporzione ed equilibrio, che si dichiarano nel geometrismo e nel rigoroso controllo delle parti e del rapporto di esse con il tutto.
Villa Adriana, invece, rappresenta un frammento di campagna romana intatta con i resti della villa imperiale: il patrimonio archeologico è immerso in un oliveto storico e la fauna è più selvaggia che a Villa d’Este, al punto che gli operatori che vi lavorano sono abituati agli incontri con istrici, tassi e volpi tra i ruderi. Con la Villa, a febbraio 2021 hanno riaperto dopo sette anni i Mouseia, eccezionale scrigno di quel patrimonio di opere d’arte e di bellezza che esprimeva, assieme alle visionarie architetture, la raffinata sensibilità di Adriano.
Il Santuario di Ercole Vincitore, in rapporto stretto con il paesaggio, pieno dei cromatismi della vegetazione ripariale del fiume Aniene, costituisce un sommo esempio di architettura romana, ma conserva anche un immenso patrimonio di archeologia industriale dovuto a una lunghissima storia di riusi.
La Mensa Ponderaria, nel cuore di Tivoli, rappresenta infine una preziosa testimonianza della vita economica e sociale della città, ma custodisce anche opere uniche quali il frammento di pilastro decorato con rappresentazione di Ercole in abiti femminili. Inoltre, attraverso le attività produttive – con l’olio a Villa Adriana e il pizzutello al Santuario e a Villa d’Este –, vengono poste in essere strategie di preservazione e promozione del paesaggio agricolo tradizionale e dei suoi valori, nell’ambito di un ecosistema unico.
Un modello di museo aperto al territorio
Da un paio di anni è anche possibile celebrare il matrimonio all’interno di questi ambienti e spesso si tengono spettacoli nel Santuario di Ercole Vincitore, ciò che contribuisce a incrementare la fruizione dei siti museali anche in questo senso. Il punto saliente dell’impostazione strategica seguita dalle Villae dal 2017 ad oggi, proprio sotto la direzione di Bruciati, è lo stretto legame tra la contemporaneità e il messaggio universale dei Siti Patrimonio dell’Umanità Unesco. Una direzione di sviluppo che tende verso un modello di museo organico, vivente, inteso come luogo di socializzazione, spazio di partecipazione attiva al servizio della collettività, istituzione che promuove, propone e ospita eventi artistici e culturali, attività educative e formative, convegni scientifici e manifestazioni ricreative, ma soprattutto occasioni di espressione e di incontro delle diverse realtà culturali che animano il territorio di appartenenza, in virtù dello stretto legame e del forte radicamento con il contesto ambientale e le comunità. Da giacimenti del patrimonio, contenitori e icone che perimetrano, conservano e tendenzialmente isolano i beni cui è attribuito un valore culturale assoluto, le Villae si proiettano verso una eterodossia progettuale, per uno stretto rapporto con le altre istituzioni scientifiche, educative e imprenditoriali locali e in relazione alle comunità del territorio di riferimento, onde operare attivamente per contribuire alla creazione e alla diffusione della conoscenza.
Villae, meta di un nuovo Grand Tour
Diventa fondamentale anche la comunicazione attraverso i social e il web per incoraggiare una conoscenza culturale che non si esaurisca nell’attività di fruizione in presenza da parte dei visitatori ma emerga, accanto a questa, un’utenza indiretta, meno evidente ma altrettanto rilevante: «In tale prospettiva l’esperienza culturale sta diventando immersiva e investe le persone in un circuito complesso: prima, durante e dopo la visita delle mostre e dei musei. Un cambiamento in cui i supporti tradizionali per produrre, conservare, trasmettere ed elaborare il sapere siano ampliati dai nuovi dispositivi digitali. Inoltre, le Villae, con la loro composizione di architettura principalmente vegetale e i grandi spazi aperti, si pongono come elemento distintivo di benessere psico-fisico. C’è un’urgenza di creatività, che probabilmente non è mai stata così importante e, per molti aspetti, urgente come oggi. L’immaginazione e la creatività, infatti, dovrebbero mirare ad aiutarci a rivedere profondamente l’idea che abbiamo di noi stessi, per riuscire a vedere meglio il mondo intorno a noi, dove siamo e dove stiamo andando. L’educazione e l’immaginazione possono favorire l’intesa creativa e il sostegno verso l’innovazione, in quanto esse possono aiutare a “tirar fuori” capacità altrimenti inespresse e a concepire ciò che ancora non c’è: due risorse indispensabili per affrontare le “lacerazioni”, per elaborare le incertezze e le fragilità e proiettarsi nel futuro». Questo luogo unico nel suo genere vale sicuramente una visita o, come auspica il Direttore, merita di essere meta di un nuovo Grand Tour, ispirato alla fascinazione degli itinerari suggeriti dai grandi viaggiatori del passato.
Maria Grazia Cinti – archeologa