Vai al contenuto

Luang Prabang, anima del Laos

Wat Visun globus rivista luang prabang

Situata sulle rive del Mekong e del suo affluente Nam Khan, Luang Prabang  è un luogo dello spirito, l’anima vera del Laos. Le numerose pagode buddiste, il rito del Tak Bat, il rosso e l’oro dei templi, il verde della foresta tropicale  e l’arancione delle tuniche dei monaci valgono il viaggio. Patrimonio Unesco dal 1995, questa piccola città conserva ancora una buona parte del suo fascino, seppur intaccata dalla globalizzazione e dal turismo di massa. Tuttavia il tempo scorre lento, seguendo antichi riti che si consumano nella pagode,  in particolare  i buon ossia le buone azioni per il karma. Qui ci si riconcilia con se stessi e il mondo. Visitare Luang Prabang significa prima di tutto rispettare questa città antica e irresistibile che ammalia chiunque si spinga fin qui. Il Buddhismo theravada, letteralmente “scuola degli anziani”, è la più antica scuola buddhista e si basa sui tre gioielli: il Buddha, il Dhamma (il suo insegnamento) e il Sangha (la comunità dei monaci). Questo spirito permea Luang Prabang.

Luang Prabang - Palazzo Reale
Luang Prabang – Palazzo Reale
Ponte sul Mekong luang prabang
Ponte sul Mekong

Il rito dei tak bat, una delle esperienze più intense a Luang Prabang, può essere vissuto ogni mattina, prima dell’alba, nella magia della città. I monaci escono dai monasteri con le vesti arancioni, a piedi nudi, con le loro ciotole per ricevere le offerte per il loro sostentamento. La pacifica invasione arancione attraversa la Sakkaline Road e Ta Kamal silenziosamente mentre, tutto intorno, i templi dorati vengono rischiarati dalle prime luci dell’alba. La fila della questua è guidata dai monaci più anziani con almeno venti anni di studio in monastero e per tale motivo con entrambe le spalle coperte. Dietro di loro i novizi o gli studenti con dieci anni di studio, riconoscibili per la spalla destra scoperta. I fedeli buddhisti rigorosamente vestiti per l’occasione, con le spalle coperte da una stola e le gambe dal longyi, stendono piccole stuoie sui marciapiedi e preparano i loro panieri di bambù colmi di caldo riso glutinoso. C’è qualcosa di mistico nel tak bat. Non è necessario essere buddhisti o credere in un’entità superiore per percepire la sacralità del momento. Una cerimonia vecchia di secoli che si ripete, sempre nuova, ad ogni alba. Tuttavia, in  quelle albe mistiche, ho visto anche la mancanza di rispetto provocata da masse di turisti insensibili, macchine fotografiche sparate a pochi centimetri dal viso dei monaci. È  nato addirittura un fiorente commercio che permette ai turisti di partecipare direttamente al tak bat. In ogni caso, vedere il tak bat è una di quelle esperienze che fanno bene all’anima, se fatto con il rispetto dovuto. Basta stare sull’altro lato della strada e attendere che il rito si compia. Nessun laotiano si offenderà per essere stato fotografato alla giusta distanza, anzi nemmeno vi noterà. Il silenzio e un abbigliamento rispettoso permettono di essere in piena armonia con la cerimonia. Poi, ultimo consiglio, dopo qualche foto vale davvero la pena viverlo e basta; un hic et nunc a cui non siamo più abituati, ma che Luang Prabang può ancora donare ad ognuno di noi.

monaci luang prabang

Nel cuore di Luang Prabang una collina si innalza bruscamente dal nulla e sulla cima si trova un tempio: è Il Wat Phu Si Temple, che contribuisce a rendere ammaliante la vecchia capitale reale del Laos, e vale la lunga e faticosa scarpinata per raggiungere la sommità della collina. Il tempio è piccolo, all’ora del tramonto è molto affollato. Ma ricompensa di tutta la fatica e i disagi: c’è un’aura di solennità nel vedere tramontare il sole sopra il Mekong, la spiritualità di Luang Prabang al Wat Phu Si diventa tangibile, qualcosa di fisico ti avvolge, qualcosa che ha a che fare con la pace dell’anima. Lo sguardo spazia verso il fiume e le colline circostanti avvolte da una nebbia lattiginosa. Il gong del tempio scandisce le ore e, secondo una leggenda laotiana, proprio nel tempio sono sepolte 84.000 reliquie del Buddha. Il pulsare del gong tiene lontani due draghi mostruosi  che potrebbero distruggere l’intero paese, senza quel mistico suono.

Wat Ho Pha Bang panorama
Wat Ho Pha Bang – panorama

Lungo il Mekong e il suo affluente ci sono molti piccoli ponti in bambù, che si attraversano per pochi kip e non conta dove conducano; la magia è nell’attraversarli e provare il brivido di esserci riusciti, perché non sempre sono stabili. Costruiti ogni anno durante la stagione secca e distrutti dalla piena durante il monsone, questi ponti raccontano il rapporto dei laotiani con il fiume: lo dominano quando è tranquillo e si assoggettano al suo volere durante la stagione delle piogge, non tentano di opporvisi costruendo qualcosa di definitivo ma usano solo il bambù che il fiume, ogni anno, puntualmente si porterà via. Molto buddhista. L’impermanenza delle cose, qui, si vede anche nei dettagli.

Wat Pa Phai luang prabang
Wat Pa Phai

Monasteri e pagode donano a Luang Prabang, la sua atmosfera di pace. Sono molti e si possono visitare tutti a piedi con una piacevole passeggiata; ma nel 1975 non era proprio così: quando i comunisti laotiani, Pathet Lao, prendono il potere i monasteri vengono chiusi, i cittadini non possono più frequentarli  e nemmeno visitare e offrire cibo  ai monaci, pena l’arresto. Altra meraviglia è il Palazzo Reale, costruito nel 1904 e magnificamente decorato. Con  l’avvento dei Pathet lao e l’abolizione della monarchia è stato trasformato in museo nazionale. Oggi  ospita sfavillanti saloni e uno  dei templi più iconici della città, il Wat Ho Pha Bang, che custodisce il Pha Bang: una statua del Buddha in lega d’oro che dà il nome alla città. Lasciandosi alle spalle Palazzo Reale, la mattina ci si immerge nei colori del mercato. Ogni sera invece viene allestito, sempre lungo la via del Palazzo Reale, un mercato ad alta densità di bancarelle che, oltre allo street food, vende artigianato locale. Camminare al suo interno, totalmente coperto da ombrelloni e tende, non è facilissimo per gli spazi ridotti e la ressa, ma è comunque molto suggestivo. L’aspetto che lo rende unico è il silenzio, tanto da essere definito il mercato più silenzioso di tutta l’Asia. Ancora una volta i laotiani mostrano la loro unicità.

Mercato a Luang Prabang
Mercato a Luang Prabang

Un altro sito suggestivo è rappresentato dalle cascate di Tat Kuang Si, che si trovano ad una trentina di chilometri dalla città e sono un spettacolo naturale splendido. Tra le più imponenti del Laos, soprattutto durante la stagione secca, presentano salti d’acqua alti fino a 25 metri e meravigliose piscine naturali. Nei pressi si può visitare il Tat Kuang Si Bear Rescue Centre, una struttura di recupero per gli “orsi della luna” così chiamati per il collare bianco su manto nero.

Le cascate di Tat Kuang Si
Le cascate di Tat Kuang Si

Il Laos è rimasto l’unico paese del sud-est asiatico, con il Vietnam, ad avere un partito unico: il Partito Rivoluzionario del Popolo Lao. La storia del Laos, non è famosa come quella del suo vicino Vietnam, ma questa piccola nazione ha un passato recente altrettanto drammatico poiché si è fisicamente trovata in mezzo ad una guerra. Gli Usa dal 1964 al 1975 hanno sganciato sul Laos 270 milioni di bombe a grappolo. Il “paese del milione di elefanti” paga ancora oggi le conseguenze di quella guerra e risulta essere la regione del mondo con più bombe procapite nella storia del mondo.

luang prabang

Testo e fotografie di Paola Vignati

 

Autore

  • Paola Vignati laureata in Scienze dell’educazione all’Università Cattolica di Milano. Ha unito le sue due grandi passioni, il viaggio e la letteratura, nel blog “Una valigia piena di libri”. Racconta le sue esplorazioni con uno sguardo diverso, oltre il turismo di massa e la globalizzazione, in cui l’essenza del viaggio è la scoperta non solo geografica, ma soprattutto culturale attraverso i libri. www.paolavignati.com

    Visualizza tutti gli articoli