Il MASI Lugano dedica a Luigi Ghirri (Scandiano, 1943 – Reggio Emilia, 1992), a poco più di trent’anni dalla sua prematura scomparsa, la mostra “Luigi Ghirri. Viaggi Fotografie 1970 – 1991” ispirata ai viaggi che, fin dai suoi primi progetti all’inizio degli anni Settanta, hanno suscitato grande interesse nell’artista.
Da visitare sino al 26 gennaio al MASI – Museo d’arte della Svizzera italiana – sede LAC, la mostra propone come tema “il viaggio”, sia reale che immaginario, amato e vissuto da Luigi Ghirri e declinato in tutte le sue sfumature: dalle “avventure minime” – come egli definiva le gite domenicali vicine a Modena, la città natale a cui resterà sempre legato – alle scoperte delle città più visitate, mete turistiche che più lo affascinavano, come le mappe, gli atlanti, le cartoline e le pubblicità per il turismo.
Una selezione di questi Paesaggi di cartone – una cascata tra le montagne svizzere, un panorama alpino a Reggio Emilia o un mare scintillante a Modena – apre il percorso della mostra. Scriveva nel 1979 Luigi Ghirri, precorrendo i tempi odierni che vedono il rischio di uno svuotamento di senso: “Una strana forma di depauperazione sensoriale… La realtà in larga misura si va trasformando sempre più in una colossale fotografia e il fotomontaggio è già avvenuto: è nel mondo reale.”
Il percorso espositivo è stato curato da James Lingwood con una significativa selezione di circa 140 fotografie a colori, per lo più stampe vintage degli anni Settanta e Ottanta provenienti principalmente dagli Eredi di Luigi Ghirri e dalla collezione dello CSAC di Parma. Anche il pubblico “viaggia” attraverso l’allestimento tematico fluente che invita a trovare collegamenti e connessioni tra pensieri, immagini e pause riflessive. L’invito è quindi a percorrere a ritroso, una volta terminata la visita, seguendo e ubbidendo al pensiero di Ghirri che definiva gli “strani grovigli del vedere”.
Troviamo la serie di fotografie In scala – realizzate tra il 1977 e il 1978, e nel 1985 nel parco a tema “Italia in Miniatura” a Viserba, Rimini – dove si evidenziano l’interesse e la fascinazione di Ghirri per le duplicazioni e le moltiplicazioni della realtà. Una selezione di immagini di persone in vacanza dove raramente accade qualche cosa. Una calma silenziosa di luoghi casualmente abitati da persone che a volte non compaiono neppure – uno scivolo e una giostra vuoti al Lido di Spina, un ombrellone ad Orbetello…– dove, come osserva il curatore James Lingwood: “Ciò che è decisivo per Ghirri non è un momento nel tempo, ma la sua distillazione.”
Una sezione dedicata ai Viaggi in casa comprende la serie Atlante del 1973; il suo Atlante che diviene il “luogo” ideale per tutti i suoi viaggi possibili e immaginabili. Ghirri, per tutti gli anni Ottanta, viaggia in quasi tutta l’Italia, realizzando servizi per enti turistici e per il Touring Club Italiano. Immagini stereotipate si accostano ad altre visioni singolari tipiche della poetica dell’artista. Un’analisi approfondita sulla tematica del viaggio di Ghirri la troviamo nelle parole di James Lingwood: “Se le fotografie ‘di viaggio’ di Ghirri sembrano talvolta affini alle foto scattate da turisti, sono tuttavia sempre diverse. Non mira a creare una raccolta di momenti memorabili, né a sottolineare la bellezza o l’importanza di un luogo, ma a costruire un quadro riflessivo di una cultura definita e modellata dalle immagini e dalla loro creazione.”
In occasione della mostra è stato pubblicato un catalogo, in due edizioni separate, italiano e inglese, con testi di Tobia Bezzola, James Lingwood e Maria Antonella Pelizzari, edito da MACK.
di Laura Malaterra
Immagine in copertina: Luigi Ghirri, Arles, 1979, C-print, vintage print, Collection Massimo Orsini- Mutina for Art – Crediti fotografici: Massimo Orsini, Private Collection