Freccia è un romanzo urban fantasy di Emilio Alessandro Manzotti, edito da BookTribu, diventato fumetto tramite la realizzazione della graphic novel curata da Edoardo Arzani. I due brani che qui vi proponiamo sono brevi estratti che ci accompagnano nell’universo immaginario del romanzo con la rappresentazione grafica dei suoi mondi terreno e ultraterreno, trasportandoci in atmosfere nuove.
Mi alzai da terra; non avevo lacrime eppure portai le mani agli occhi per asciugare un pianto che mi cresceva dentro. La sensazione di orrore mi aveva ormai abbandonato per lasciare il posto a uno stato di cupo sconforto: avevo impiegato le ultime ore per riprendermi dallo shock di un destino che non avrei mai immaginato. Rabbia e disperazione si erano mescolate in un veleno che mi aveva tolto le forze una volta compreso che non avrei più potuto essere felice. Mi guardai attorno. Alcuni diavoli sedevano sul gradino di un marciapiede. Parlavano fittamente. Io, per loro, sembravo non esistere.
«Forza Marco» dissi a me stesso per infondermi un po’ di coraggio. Edifici di uno strano stile si specchiavano l’uno nell’altro per pochi piani prima di perdersi tra spessi nembi di fumo. C’era spazio giusto per il passaggio di un uomo. Mi avvicinai a uno di essi: era costruito in vetro, metallo e plastica. Ovunque brillavano piccoli focolai che venivano immediatamente estinti da squadre organizzate di diavoli.
«È la più brutta metropoli che abbia mai visto» considerai a voce alta scuotendo mestamente il capo. Lo dissi con disperazione e rassegnazione al tempo stesso: sapevo che quello era il mio posto. Un attacco di tosse mi costrinse a piegarmi: odori di fumo e di scoli ostruiti si accompagnarono a una nausea improvvisa. Toccai l’asfalto: era coperto da una patina di fuliggine unta che mi imbrattò le dita. Mi accasciai a terra, incurante dello sporco, vicino ai diavoli che parvero finalmente accorgersi della mia presenza.
«Benvenuto all’Inferno» disse uno di loro. Qualcuno ridacchiò. «Non preoccuparti ragazzino, anche qua c’è da divertirsi» riprese quello che mi aveva salutato.
«Oggi sono riuscito a dannare tre ragazzi della tua età, tre in un colpo solo, capisci?» gracchiò. Distolsi lo sguardo. «Che schifo» dissi; nonostante fossi ancora frastornato non volevo lasciarmi spaventare da quei diavoli balordi. Mi alzai per andarmene ma uno di loro mi trattenne per la coda. Fu in quell’istante che me ne accorsi. Possedevo una lunga coda rossa, ben appuntita. Si assottigliava verso l’estremità dove era più scura. L’afferrai tra le mani esterrefatto, poi, con uno strattone, mi liberai dalla presa. Il diavolo torse la bocca in una espressione beffarda. Mi domandai se volesse battersi. Sebbene sentissi il cuore in gola sapevo di non avere altra possibilità che fronteggiarlo. I demoni osservarono incuriositi la scena.
di Emilio Alessandro Manzotti – scrittore