La Sala delle Cariatidi, collocata nel Palazzo Reale di Milano, è uno dei luoghi più suggestivi di questa residenza storica. Il prezioso Salone della Reggia venne gravemente colpito dai bombardamenti sganciati sulla città il 15 agosto del 1943. Quelle cicatrici rappresentano, ancora oggi, la testimonianza storica della barbarie della guerra e delle lacerazioni che questa crea in ogni ambito della vita. Accedere all’interno di questa sala proietta lo spettatore verso una dimensione di splendore sofferto. Proprio qui, nel 1953, veniva esposta la Guernica di Pablo Picasso. L’artista spagnolo aveva accettato di presentare la sua grande composizione, così tanto densa di storia recente, proprio perché in dialogo con un ambiente che rappresentava la stessa crudezza del suo dipinto. I milanesi e non solo vissero quell’appuntamento come la possibilità di riflessione su quel passato così tanto vicino, scorgendo la rinascita da quelle stesse macerie che tante cose avevano spazzato via. Questo spazio, così sacrale e pieno di suggestioni storiche, viene scelto da Michelangelo Pistoletto per la sua esposizione milanese, visitabile fino al 4 giugno 2023. A cinquant’anni dalla scomparsa del maestro spagnolo e a settant’anni da quella sua esposizione monografica, che portava la Guernica nella Sala delle Cariatidi, Michelangelo Pistoletto presenta la mostra – installazione la “Pace Preventiva”.
L’esposizione curata da Fortunato D’Amico si dipana attraverso un labirinto creato dal maestro e formato dallo srotolarsi di cartoni ondulati, lungo la superficie della sala. Questa strada tortuosa diventa fulcro del viaggio che Michelangelo Pistoletto ci induce a compiere. Il labirinto, da sempre simbolo del cammino, delle scelte da compiere, impregnato di quella lotta tra il Minotauro e Teseo e legato al filo di Arianna, spinge l’osservatore a spostarsi nell’ambiente, mettendo al centro la responsabilità delle proprie azioni e delle proprie scelte. Non siamo semplici fruitori di un’esposizione, ma siamo parte di azioni che devono essere scelte e ponderate, comprese e assorbite, per arrivare a trovare, qualora si volesse, l’uscita dal labirinto. Lo strumento per dare avvio a questo percorso è proprio l’incontro con le opere realizzate dal maestro, durante la sua lunga carriera.
Michelangelo Pistoletto nasce a Biella nel 1933. La sua prima formazione artistica è stata all’interno dello studio del padre, importante restauratore. Qui il giovane, all’età di soli quattordici anni, entra in contatto con quel mondo che avrebbe scelto come suo. Durante un lavoro compiuto su un’opera contenente un’iconografia sacra, il giovane Pistoletto vide nel volto di Cristo il riflesso del suo. Questo senso di continuità, di arte che non smette di mutare e che si rinnova nel tempo, in base allo sguardo di chi osserva, diventa la matrice per la realizzazione degli iconici “Quadri specchianti”, creati a partire dal 1962. Queste composizioni furono quelle che diedero un primo riconoscimento internazionale all’artista. Le ritroviamo anche lungo i pertugi del labirinto presentato a Palazzo Reale. La superficie riflettente include lo spettatore e il tempo reale, portando ad una prospettiva che così diventa infinita, attraverso un’opera che non è statica ma continua a vivere in tempi, luoghi, spazi e sguardi sempre rinnovati. Così facendo l’artista ritorna, sin dall’inizio della sua sperimentazione, al concetto di apertura dell’opera e di inversione della prospettiva rinascimentale, tanto abbattuta dalle Avanguardie del XX secolo.
Nasce proprio da questi primi lavori la riflessione teorica sull’arte, che accompagnerà Pistoletto lungo tutto l’arco della sua vita. Ed è proprio questa profonda riflessione sull’arte, sulla sua matrice, sulla sua etica e sulla sua eredità che si respira visitando la mostra milanese. L’immagine–logo della mostra crea una connessione tra passato, presente e futuro e nasce dell’elaborazione compiuta da Manish Paul, studente della Scuola Secondaria di Vinci, vincitore del premio “Educando alla pace: Leonardo, Picasso, Pistoletto”, nell’anno scolastico 2014-2015. Lo studente rielabora il tema, usando il simbolo della colomba, quella che Picasso aveva concepito come “Colomba della Pace” nel 1961, ponendo nel suo becco il segno – simbolo trinamico del Terzo Paradiso, al posto del ramoscello di ulivo.
Ed è proprio il Terzo Paradiso ad essere collocato al centro della Sala della Cariatidi, diventando un accordo spaziale e di pensiero tra l’ambiente e tutte le altre composizioni disposte lungo il tracciato del labirinto. La formula che porta Pistoletto al concepimento del Terzo Paradiso è parte centrale della sua riflessione sul valore di un’arte che si ponga al centro del cambiamento e delle trasformazioni responsabili della società. Viviamo in una continuità di opposizioni: dentro/fuori, positivo/negativo, io/tu; questa dualità viene contenuta nella creazione del segno-simbolo del Terzo Paradiso, che consta di tre cerchi consecutivi. I due cerchi esterni, più piccoli, contengono tutti gli opposti; quello al centro, maggiore, rappresenta l’accordo tra i due, portando alla nascita di un terzo elemento che prima non esisteva. La formula Io+Tu = NOI diventa emblematica di quanto tutti si sia responsabili della società che creiamo. Ecco come potrebbe attuarsi la Pace Preventiva, attraverso la sensibilizzazione, l’insegnamento, la conduzione verso un mondo più amorevole, all’interno del quale le differenze possano diventare ricchezza e fonte di dialogo. Per poter parlare di Pace Preventiva bisogna avviare una prassi che coinvolga tutti nei processi di rigenerazione e trasformazione del pianeta. L’arte diventa focale, deve essere posta al centro di una trasformazione che sia responsabile, incoraggiando e attivando l’interazione dei diversi settori della società.
“La Pace Preventiva” in esposizione a Palazzo Reale non è semplicemente una mostra per poter ammirare l’intero excursus dell’artista, ma è una consapevolezza su come ogni creazione artistica debba essere impregnata di una propria etica e non solo di estetica, per condurre ad una trasformazione responsabile della società. Tutto avviene sempre attraverso le trame di un labirinto, metafora delle vie delle nostre città, delle maglie della rete informatica, che nasconde la dualità contrapposta tra mostro e virtù. Dobbiamo avere uno scopo: quello di raggiungere la virtù e per farlo dobbiamo imparare ad affinare gli strumenti di osservazione, dialogo, responsabilità che possediamo e che possiamo trovare lungo la nostra via. Questo il motivo per il quale Pistoletto, nel 1998 in un ex opificio di Biella, fonda la Cittadellarte. Questo spazio, presto divenuto laboratorio frequentato da centinaia di artisti accorsi da tutte le parti del mondo, oggi è luogo nel quale convergono persone, idee, progetti e scambi, diventando un generatore di energia. Centinaia di Ambasciatori si impegnano a realizzare, sul proprio territorio, il progetto etico dell’arte. L’arte è quello strumento che, contenendo interdisciplinarità, multiculturalità e flessibilità, può interconnettere saperi, persone e luoghi, generando percorsi consapevoli e responsabili nei confronti della comunità.
Un viaggio, quello proposto a Palazzo Reale, che pone lo spettatore al centro. Si deve instaurare un dialogo con l’arte fatto di scelte, di riflessi che conducono a riflessioni, di interconnessione tra passato, presente e futuro. Il nostro sguardo deve essere, così ampio, da poter cogliere tutta l’etica che viene custodita nell’opera di un grande maestro che a quasi novant’anni ci invita ad essere osservatori e pensatori responsabili. Il futuro dipende da ognuno di noi. Ogni nostra scelta ricade anche sugli altri. ’arte può essere uno strumento di apertura verso il mondo e verso ciò che ci appare lontano.
di Maria De Giorgio – storica dell’arte
Immagine in copertina: Michelangelo Pistoletto, Contatto, 2017, serigrafia su acciaio inox supermirror, 22x16x26 cm ©E. Bialkowska