l territorio in cui sorge oggi la città di Napoli è stato modellato da una delle più grandi esplosioni vulcaniche mai verificatesi sul nostro pianeta, circa 40.000 anni fa. Forse è anche per questo che il termine comparativo “il più” sia diventato uno dei luoghi comuni di chi abita qui. Un napoletano, come lo sono io, vi dirà che Napoli è il posto più bello del mondo, con il cielo più azzurro, l’aria più trasparente, il cibo più buono e così via, perché qui ogni cosa è sempre “più” che altrove. Anche se per certi aspetti vorremmo non lo fosse, Napoli è ancora il risultato di una deflagrazione del super vulcano che ci rappresenta, che continua ogni giorno a far ballare le strade dove scivolano i frammenti vulcanici dei suoi cittadini.
Dai Romani fu chiamata la città degli ozi perché qui amavano rifugiarsi gli artisti che scappavano dalla frenetica vita della capitale del più grande impero della storia antica. Fu anche un importante centro epicureo, dove nacque la dolce vita, un luogo di piacere e contemplazione per eccellenza. In tempi recenti, “il più” ha invece trovato sfogo nel senso di rivalsa verso una versione storiografica che, dopo l’Unità d’Italia, ha praticato la metodica cancellazione delle vestigia dell’unica città che era stata la capitale europea della penisola. Mentre a Roma c’era il Papa e al nord si sviluppavano comuni e signorie, ducati e granducati, il sud, con Napoli capitale, era uno dei regni ambiti dalle altre dinastie monarchiche di quel tempo. Con la famiglia d’Angiò, antica famiglia dei Capetingi, il Regno di Napoli restò per sei secoli all’interno di un sistema di potere che si estendeva dalla Polonia all’Ungheria, all’Albania, sino al cuore del Mediterraneo. Nel 1734 otterrà la sovranità e l’indipendenza assoluta quando il figlio di Filippo V di Spagna diventerà Carlo VII, re di Napoli, inaugurando la dinastia borbonica. Carlo diventerà successivamente re di Spagna come Carlo III. Così Napoli è l’unica città italiana che ha non uno, bensì tre Palazzi Reali, dei quali quello della vicina Caserta è stato costruito per eguagliare Versailles.
Testo e fotografie di Giorgio Di Maio