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Nero Invisibile, o Nero Visibile? La scoperta del Nero, nell’Arte di Simona Bonini

Non è mai un nero totale e assoluto ma una possibilità di scoprire cose e indagare dentro, una penombra, una curiosità, un’occasione per cercare. Il nero è la base per iniziare una ricerca. Nel nero non vedi ma immagini, non identifichi ma presupponi, il nero è affascinante e si coordina con il mio essere, sono sempre alla ricerca di qualcosa, come se fosse un’inquietudine, positiva. Per assurdo, grazie agli opposti che con-vivono in me, ho sempre una possibilità di fondo. Vedo sempre luce, positivo, via d’uscita. Anche i bui più assoluti si illuminano come un’idea. È mio, è profondo, arriva, è tante cose…” (Simona Bonini – Trascritto da un’estemporanea vocale per mano della curatrice della mostra).

La mostra “Nero Invisibile” di Simona Bonini, curata da Deborah Mendolicchio, svoltasi a Cesena dal 17 al 31 maggio 2024, rappresenta una profonda esplorazione del colore nero e del suo significato culturale e simbolico. Vediamo opere caratterizzate da una texture spessa e bituminosa in cui prevale il colore nero.

Agglomerato, 2021, cm 30×30

Bonini invita gli osservatori a scoprire una visione diversa di oscurità: un viaggio introspettivo che intreccia emozioni ed esperienze personali di ogni individuo.  Questo concetto è stato ulteriormente sviluppato dalla curatrice, ispirandosi ad alcuni passi del libro di Samya Ilaria Di Donato, L’antico codice dei colori – Un viaggio nelle conoscenze legate alla simbologia, ai colori e alle scienze iniziatiche, un libro capace di rivelare la natura di ogni colore, per espandere la consapevolezza nei confronti dei colori e dei simboli a essi collegati e  accorgersi di schemi e condizionamenti. Il colore come viatico per la crescita personale.

Il mio nero, 2024, cm 70×70

Le opere di Simona Bonini si distinguono per l’uso massivo del nero e della forma quadrata che, grazie alla centralità di linee, o colori, o tessuti e materiali, viene resa profonda e dinamica grazie a sfumature che fuoriescono dalla superficie buia. Le texture dense e stratificate delle sue tele creano un senso di profondità e movimento, evocando un vissuto emotivo complesso e stratificato. La scelta del nero non è casuale: è un colore che, storicamente, ha rappresentato il lutto, il mistero e l’ignoto, ma anche l’eleganza e la potenza, e non per ultima la trasformazione. In “Nero Invisibile”, Bonini utilizza il nero per confrontarsi con l’invisibile, l’ignoto che si agita dentro di noi, sfidando gli spettatori a confrontarsi con le proprie ombre e a scoprire la luce che vi si svela.

Il mio nero, cm 100×200

Antropologicamente, il nero è stato un colore carico di significati in molte culture. È spesso associato alla rinascita e alla trasformazione. Secondo il testo di Samya Ilaria Di Donato, il nero è lo Yin, la madre. La madre che accoglie e nutre, la madre che nasconde nel ventre per dare alla luce. La mostra di Bonini può accogliere anche questa visione, secondo la curatrice, in quanto rimanda a vibrazioni scritte dentro di noi da generazioni, da millenni, e che qui riecheggiano, anche se con un approccio unico che unisce la riflessione personale dell’artista alla spontaneità del gesto libero da letture preconcette. Esteticamente, si tratta di opere potenti ed evocative. L’uso del nero e dei materiali crea un effetto visivo che attira e respinge allo stesso tempo, invitando gli spettatori a guardare più da vicino e a riflettere. La combinazione di materiali e tecniche conferisce alle opere una qualità tattile che va oltre la mera visione, offrendo un’esperienza sensoriale completa.

Positività, 2021, cm 30×30

Nel panorama contemporaneo, l’arte di Bonini si distingue per la sua capacità di connettersi con il pubblico a un livello tattile e viscerale, profondo e personale, ma anche olfattivo in quanto l’uso di olii e bitumi, avvolgono la mostra di un senso acre e respingente da un lato, solido e avvolgente dall’altro. La mostra “Nero Invisibile” sfida gli spettatori a vedere oltre la superficie, a trovare significati nascosti e a confrontarsi con le proprie emozioni. In un mondo sempre più complesso e frenetico, l’opera di Bonini offre un momento di cattura percettiva, riflessione e introspezione, un invito a scoprire la luce dentro di sé. Resterà un format vivo, più che una, mostra a sé stante, che continuerà come in un tour, a esprimersi di città in città nel corso del tempo.

di Deborah Mendolicchio – critico d’arte

 

Autore

  • I suoi studi accademici e master spaziano dalla storia e metodologia della critica d’arte, all’estetica, antropologia culturale, educazione artistica, teorie della percezione visiva, marketing e comunicazione che le permettono di maturare la professione di consulente in arte dal 2005. Del 2016 ha creato, formato e diretto reti di vendita di arte contemporanea per conto di gallerie italiane ed estere specializzandosi in formazione, oggi riconosciuta AIF. Contemporaneamente ha svolto studi nel cam...

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