Situato nel cuore del Sudamerica tra le fredde ed aride cime delle Ande e l’umida e verdeggiante foresta amazzonica, giace uno dei paesi meno conosciuti e visitati del continente americano. Stiamo parlando della Bolivia, che con la sua grande estensione territoriale nasconde alcune meraviglie naturali e geologiche uniche al mondo. Tra queste spicca il Salar de Uyuni, il lago salato più esteso del pianeta. Il sito appartiene geograficamente al deserto di Atacama; in particolar modo la quota e l’area nella quale si estende il Salar de Uyuni e le meraviglie naturali circostanti appartengono all’eco-regione denominata deserto de altura o puna che si sviluppa tra i 3200 e i 4000 metri sul livello del mare.
Sotto il cielo terso dell’altopiano boliviano, circondati dai coni vulcanici che sfiorano i 6000 metri e zigzagando tra le decine di laghi multicolore e i vibranti bofedales (pianure alluvionali acquitrinose) si può realizzare uno dei viaggi naturalistici più suggestivi del continente. Un viaggio overland caratterizzato da paesaggi surreali e da una palette di colori e sfumature che rimangono impresse nella carta fotografica e nella memoria di ogni viaggiatore.
Il Salar de Uyuni è situato a 3650 metri di quota circa, tra le province di Oruro e Potosí nella Bolivia sudoccidentale. Con i suoi 10.000 chilometri quadrati di superficie possiede un’estensione pari a quella della Basilicata ed è separato a nord da un secondo lago salato, il Salar de Coipasa. Durante la preistoria entrambi i salar erano contenuti all’interno di un gigantesco bacino endoreico, il cosiddetto lago Minchin, oggigiorno scomparso. Il rapido movimento di subduzione della placca oceanica di Nazca e di quella continentale, portarono alla formazione della catena montuosa delle Ande e al costante e rapido innalzamento del lago. In un lasso di tempo compreso tra i 42.000 e i 10.000 anni e con continue fasi evolutive, il lago Minchin lasciò spazio agli attuali laghi Poopó e Uru Uru e ai due grandi bacini salati di Uyuni e di Coipasa. La complessa orografia dell’altopiano andino mette in comunicazione il lago Titicaca, situato ai confini tra Perù e Bolivia, con il lago Poopó. Quest’ultimo, durante le fluttuazioni stagionali del Titicaca si trova periodicamente a riversare le proprie acque ricche in soluzioni di cloruro di sodio e di litio nei rispettivi bacini salati che stanno a valle. Ecco perché durante la stagione dell’invierno boliviano (gennaio-febbraio), il Salar de Uyuni si trova ricoperto da un sottile strato di acqua che lo trasforma in uno spettacolare specchio naturale.
Un viaggio naturalistico in stile overland è sicuramente la forma migliore per esplorare e conoscere le molteplici sfaccettature del paesaggio surreale dell’altopiano boliviano. Sì, perché attraversare il Salar de Uyuni non significa solamente percorrere l’enorme distesa salata che lo compone, ma anche apprezzarne la diversità dei paesaggi e degli ambienti naturali che si possono incontrare.
Il Sur Lipez, la vasta regione sudoccidentale dell’altopiano andino a cavallo tra Cile e Bolivia, ci regala immagini ed emozioni uniche. Grandi e piccoli bacini endoreici, come la Laguna Verde con le sue acque inorganiche ricche in arsenico e le sagome dei vulcani Licancabur e Juriques a farne da sentinella. I toni rossastri della Laguna Colorada, circondata dai vulcani color ocra del Desierto de Dalì, tra le cui acque si alimentano centinaia di fenicotteri di James. E poi le sculture naturali del Arbol de Piedra, della Ciudad Perdida, i geyser del Sol de Mañana, le terme di Polques e i bofedales de Villamar.
Tra le cose più incredibili di questo angolo di pianeta, rimane senza ombra di dubbio, lo scoglio roccioso dell’Isla Incahuasi: un antico isolotto di depositi calcarei che in tempi lontanissimi rappresentava un’oasi pacifica all’interno del gigantesco lago Minchin, e che in seguito al suo prosciugarsi si è trasformato oggigiorno in un atollo circondato da milioni di tonnellate di sale e punteggiato da giganteschi cactus della Puna (Echinopsis atacamensis). Dal punto più alto dell’isola ci si sente infinitesimi di fronte a un mare di sale biancastro.
In questa vasta area dell’altopiano andino compresa tra Cile, Argentina e Bolivia, riposa uno dei minerali simbolo della decarbonizzazione e della green economy. La zona è ormai conosciuta al resto del mondo come “Il Triangolo del Litio”, l’elemento chiave per la produzione delle batterie leggere e ricaricabili che troviamo nei nostri dispositivi elettronici di uso quotidiano, nelle biciclette e nei monopattini elettrici, e che domineranno il mercato dell’automobile nel prossimo decennio. Il litio è il terzo elemento chimico della tavola periodica, il metallo alcalino più leggero e tra i più comuni presenti sul nostro pianeta. L’estrazione dai depositi solidi è molto costosa; al contrario, nelle saline, il litio viene ricavato attraverso l’evaporazione per mezzo della radiazione solare. Le saline naturali rappresentano il 62% delle riserve mondiali di litio: l’80% di queste si trova proprio nel Triangolo del Litio. La sua estrazione in America Latina durante gli anni pre-pandemici era aumentata rispettivamente del 15% e 60% negli anni 2018 e 2019. Un aumento esponenziale spinto dalle necessità di un futuro più verde ed ecosostenibile, che tuttavia per le zone di estrazione rischia di non essere altrettanto sostenibile. Infatti l’uso indiscriminato di migliaia di litri di acqua al giorno per la logistica e l’estrazione del cloruro di litio non facilita la vita per gli abitanti delle cittadine disseminate nell’altopiano. È chiaro che l’acqua nel deserto di Atacama e nell’altopiano boliviano non è presente in grande abbondanza. Negli ultimi anni si è cercato dapprima di nazionalizzare le riserve di litio del paese e successivamente di trasformare la Bolivia in un paese manifatturiero di prodotti finiti, anziché solamente estrattore di materie prime.
Spinte economiche e speculazioni che creano difficili dinamiche socio-economiche. Un equilibrio naturale fragile quello del Salar de Uyuni, in bilico tra destabilizzazioni politiche e interessi economici ruotanti attorno al litio come uno degli elementi chiave per la decarbonizzazione.
di Marco Rosso – guida escursionistica