Questo articolo offre alcuni “scatti d’architetture” realizzati da Karsten Thormaehlen, fotografo tedesco fra i più apprezzati internazionalmente. Personaggio poliedrico i cui interessi spaziano dalla filosofia alla storia dell’arte, dalle scienze politiche alla grafica, ha pure lavorato come direttore artistico e creativo nel mondo della pubblicità: in quest’ambito, soprattutto nel suo periodo newyorkese, ha sviluppato campagne per marchi di lusso. I suoi lavori seguono sostanzialmente un approccio artistico-sociologico; è quello che avviene anche nelle fotografie dedicate alle opere dell’architettura attraverso le quali Thormaehlen cerca di interpretare segni, forme, spazi e suggestioni sottese.
Ogni edificio, o dettaglio di esso, ha un diverso significato. Il motivo per cui li fotografo è fondato su motivazioni e storie diverse. L’architettura stessa è sempre stata una mia passione. Da ragazzino amavo i Lego. Mi piaceva costruire macchine, come robot e furgoni, ma soprattutto case. Ricordo che avevo sempre problemi quando non riuscivo a reperire abbastanza mattoncini dello stesso colore per farle sembrare belle. Ad esempio, non sopportavo l’utilizzo di colori non corrispondenti per le pareti o il tetto: il tetto doveva essere rigorosamente rosso e le pareti rigorosamente bianche; ecco perché allora spendevo l’intera mia paghetta per comprare le scatole della Lego con la speranza di trovarvi all’interno la quantità sufficiente di mattoncini dello stesso colore per i miei sforzi e per i miei obiettivi creativi.
Questa è stata anche la ragione che ha indotto i miei nonni a incoraggiarmi a diventare architetto! Quindi l’estetica, l’armonia dei colori, i contrasti, le planimetrie, la traduzione visivamente comprensibile (a volte il contrario) da tre a due dimensioni, sono ancora parametri importanti nella mia fotografia. Anche il significato del termine “fotografia”, ossia dipingere con la luce, diventa, in combinazione con l’architettura, una sorta di vera arte. Qualcosa di sublime, ovvero – secondo la declinazione offerta da Immanuel Kant – ciò che è assolutamente grande al di là di ogni comparazione e misurazione. I primi oggetti che disegnavo – da giovane ero pure un talentuoso illustratore – erano anche case, interessanti e romantiche fattorie, tenute signorili o rovine dei tanti castelli a volte vicini ai luoghi in cui sono cresciuto. Quando ho iniziato con la fotografia avevo diciassette anni e i miei primi “motivi” erano esattamente lo stesso tipo di edifici che disegnavo qualche anno prima.
Ritengo molto efficace avere delle conversazioni con l’architetto affinché mi spieghi la sua visione nel momento in cui crea un edificio, lo immagina, lo disegna. È bello entrare nella sua ispirazione, conoscere la sua idea, abbracciare il concetto generale su come allinea il piano di costruzione col punto cardinale oppure con l’incidenza della luce. E quale sia lo scopo generale dell’edificio e le sue strategie per realizzarlo in modo efficace e funzionale.
«Richard Meier una volta disse che l’unica cosa in cui crede è l’architettura. È – ha detto – la madre di tutte le arti. Anche le belle arti hanno avuto un ruolo importante nella vita e nell’opera del fotografo Karsten Thormaehlen […]. Meno interessato al fatto che un edificio sia contemporaneo, vecchio di dieci, cento o forse addirittura mille anni, come nel suo libro illustrato Roma edito nel 2004, usa la macchina fotografica per portare il suo pubblico da vicino, rendendo superfici e texture tangibili anche agli occhi, padroneggiando lo scambio e il flusso tra verticali, orizzontali e diagonali, la sezione aurea, l’alba e il crepuscolo. Sceglie sempre l’ora perfetta della giornata, a volte mostrando i suoi soggetti nella piena luce del sole, a volte abbracciati dall’oscurità notturna.» (Dirk Böttcher)
di Kartsten Thormaehlen – fotografo
www.karstenthormaehlen.com/pagebio
Immagine in copertina: Westfield Mall, Londra, 2010; architetto: Michael Gabellini