La mostra di Catia Sardella intitolata “Teste di moro, tradizioni nell’arte” ripropone, dal 24 aprile al 1° maggio 2024 al centro espositivo “La stanza di Lucrezia“ di Ferrara, un cult dell’iconografia artistica siciliana, le Teste di Moro per l’appunto.
L’artista palermitana prende spunto dalla secolare leggenda in cui si rappresenta l’amore attraverso tutte le sue sfumature: dall’estasi dell’innamoramento alla carnalità del rapporto, alla delusione dell’abbandono ed infine alla tragica crudeltà della vendetta. Una tipica storia siciliana “d’altri tempi” che viene sapientemente interpretata attraverso le diverse tecniche pittoriche realizzate nelle opere esposte.
Il calore dei colori, espressione dei diversi stati d’animo, riesce a narrare dando mobilità ai soggetti, i momenti salienti della storia conferendo il necessario pathos alla tragedia che si va a consumare. Tragedia, che a monte delle motivazioni sentimentali su cui si costruisce riesce a mitigarne gli effetti e a tramutarsi nell’”oggetto” del gaudioso ricordo. Ecco perché i volti rappresentati godono seppur nell’austerità dell’espressione, di una raggiunta serenità, lontana dalla crudeltà del martirio.
Sono volti di un’umanità oggi sempre più vicini a noi, lontana dall’antico retaggio che li dipingeva ostili e impietosi nelle loro conquiste. In mostra ne sono rappresentati quindici con tecniche miste, che assieme al Retablo del “cunto” (racconto) trasferiscono ai visitatori le emozioni e le sensazioni di una storia che da più di mille anni continua ad ispirare artisti ed a raccogliere ammirati consensi.
di Giancarlo Manfre’