Vai al contenuto

Tina Modotti, figura significativa della fotografia del XX secolo

Il Centro Italiano per la Fotografia di Torino (CAMERA) presenta sino al 2 febbraio: Tina Modotti. L’opera. Si tratta di una mostra, curata da Riccardo Costantini, dedicata alla grande maestra della fotografia italiana e internazionale,  dalla personalità affascinante e poliedrica, che ci ha lasciato molte immagini come testimonianze di una sua documentazione sociale-antropologica unita a forti rimandi politici.

Anonimo, Tina Modotti a Hollywood, 1920-1921 – Archivi Cinemazero, Pordenone

Le trecento fotografie esposte – provenienti da ricerche e prestiti da ben trentadue archivi da tutto il mondo che definiscono la più completa mostra mai proposta in Italia – documentano  la poliedricità dell’artista: attrice, modella, attivista, autrice di saggi, pittrice e fotografa.

Tina Modotti, Donna di Tehuantepec, Messico, 1929 -Archivi Cinemazero, Pordenone

Nella sua vita tumultuosa importanti sono stati gli incontri con personalità di rilievo da Diego Rivera e Frida Kahlo alla fotografa Dorothea Lange, il pittore José Clemente Orozco, la modella e scrittrice Guadalupe Marin, la pittrice e poetessa messicana Nahui Olin.

Tina Modotti, Macchina da scrivere di Julio Antonio Mella, 1928 – Archivi Cinemazero, Pordenone

Assunta Adelaide Luigia Saltarini Modotti (Udine, 1896 – Città del Messico, 1942), detta Tina e Tinissima come la chiamava la madre, a due anni migrò con la famiglia prima in Austria e, nel 1913, in America. Conobbe il pittore e poeta  Roubaix de l’Abrie Richey, detto Robo, che sposò nel 1918 e con lui si trasferì a Los Angeles per perseguire la sua carriera nel mondo del cinema, una breve esperienza come attrice cinematografica a  Hollywood.

Tina Modotti, Mani di burattinaio, Messico, 1929 – Archivi Cinemazero, Pordenone
Tina Modotti, Mani sul badile, Messico, 1927 circa – Archivi Cinemazero, Pordenone

Nel 1922, dopo la prematura scomparsa del marito e del padre, perdite che la coinvolsero molto e affinarono la sua sensibilità,  si appassionò alla fotografia, grazie anche all’incontro con il fotografo Edward Weston con cui partirà poi per il Messico. Qui approfondirà la sua ricerca personale per la fotografia, affinando tecnica e stile, riuscendo ad abbinare immediatezza e sperimentazione.

Tina Modotti, Mani di burattinaio, Messico, 1929 – Archivi Cinemazero, Pordenone

Si interessò dapprima alle nature morte, presto abbandonate perché la sua forte personalità e la curiosità, unite ad un talento straordinario, la portano ad interessarsi sempre di più all’essere umano e alle sue lotte. Descrive con le sue foto memorabili, dedicate anche al mondo femminile in una serie di famosi ritratti come quelli del 1929 dedicati alla fiera bellezza delle donne di Tehuantepec (Messico), le ingiustizie, il lavoro, la povertà, un progresso lontano dalla condizione degli ultimi.

Tina Modotti, Donna di Tehuantepec, Messico, 1929 – Archivi Cinemazero, Pordenone
Tina Modotti, Donna di Tehuantepec, Messico, 1929 – Archivi Cinemazero, Pordenone

Con il suo crescente impegno nell’attivismo politico pone in risalto, fotografando in bianco e nero con la sua inseparabile e iconica Graflex, la disastrosa condizione del popolo messicano, la miseria in cui era stato ridotto dopo la rivoluzione durata dal 1910 al 1920.

Tina Modotti, Marcia di campesinos, Messico, 1929 circa – Archivi Cinemazero, Pordenone

Temendo di essere espulsa dal Messico, cosa che effettivamente si avverò nel 1930, organizzò nel 1929 la sua unica mostra personale presso la Biblioteca dell’UNAM, a Città del Messico. Nella mostra di CAMERA vengono raccolti materiali inediti, video, riviste, documenti, ritagli di quotidiani e ritratti dell’artista  che ricostruiscono questa sua prima ed unica esposizione.

Enrique Diaz (?), Tina Modotti davanti a una sezione della sua mostra nell’atrio della Biblioteca Nacional de la Universidad Autonóma de México, Città del Messico, dicembre 1929 – Archivi Cinemazero, Pordenone

Per Modotti iniziarono anni di viaggi ed esperienze di vita e lavoro (oltretutto era poliglotta, parlava cinque lingue)  tra Mosca, Parigi, Vienna, la Guerra di Spagna. Difficile sintetizzare la sua vita avventurosa di donna e artista bellissima, creativa e sempre all’avanguardia nella sua arte. Alla sua morte prematura,  avvenuta ad appena quarantasei anni, resero omaggio artisti famosi come Picasso, Rafael Alberti e Pablo Neruda che le dedicò una celebre poesia.

di Laura Malaterra

Immagine in copertina: Tina Modotti, Campesinos che leggono “El Machete”, Messico, 1929 circa – Archivi Cinemazero, Pordenone

Autore

  • Laura Malaterra vive a Genova da diversi anni ma è nata a Torino dove si è laureata in Architettura e, seguendo la sua passione per il teatro, ha fondato con altri attori la ”Compagnia del Bagatto”, compagnia teatrale professionale. Attrice, regista e autrice ha scritto numerosi testi teatrali messi in scena e rappresentati in Italia e all’estero. Ha pubblicato sei libri: Maniaca Seriale (Amazon, 2023), Le Interviste Immaginarie (Albatros, 2021), Ricordi di cibo, il cibo dei ricordi (Robin Edizi...

    Visualizza tutti gli articoli