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Triora, il paese delle streghe

Triora, piccolo borgo ligure nel cuore della Valle Argentina in provincia di Imperia, non è solo bandiera arancione del Touring, ma deve la sua fama ad un processo per stregoneria.

Le Streghe di Triora erano donne con una profonda conoscenza erboristica, le herbarie appunto, grazie alle quali curavano i mali comuni dei ceti più umili.  Erano ostetriche, ma al tempo stesso grazie alle erbe sapevano indurre aborti. Queste donne erano depositarie di un sapere antico, tutto femminile, che la chiesa riteneva pagano e contrario ai principi della dottrina. Il pretesto di una persistente carestia non solo in paese, ma in tutta la valle, divenne l’occasione per una feroce persecuzione.

La caccia alle streghe ebbe inizio sul finire del 1587 quando, durante una seduta straordinaria del locale parlamento, alcune donne solite riunirsi notte tempo alla Cabotina vennero accusate di essere responsabili di una carestia. Il podestà Stefano Carega, chiese al doge di Genova e al vescovo di Albenga l’invio degli inquisitori. Il rappresentante della Repubblica e Girolamo Dal Pozzo, vicario vescovile, arrivarono immediatamente a Triora. Una ventina di donne furono imprigionate e subirono atroci torture per far loro confessare crimini mai commessi. Dopo un processo sommario furono dichiarate colpevoli. L’8 giugno 1588 giunse a Triora Giulio Scribani, commissario straordinario della Repubblica di Genova, che invece di terminare i processi cercò nuove streghe nei paesi vicini, condannando a morte altre sei donne; la pena fu commutata in sentenza detentiva e cinque donne morirono di stenti e torture nelle carceri genovesi. Il commissario Scrivani, vero colpevole di tutta la vicenda, ormai in preda alla pazzia, venne scomunicato, ma in seguito vergognosamente riabilitato.

Il Museo etnografico della Stregoneria raccoglie numerosi oggetti antichi usati nelle case dei contadini e dei pastori, un modo per far rivivere un’epoca passata. Suddiviso in sei sale, ognuna di esse rappresenta un ciclo di vita contadina. Al piano centrale gli attrezzi utilizzati dai contadini, dai mulattieri, dai falegnami e dai panettieri testimoniano la vita nei campi e il ciclo del grano. La sala attigua è dedicata al castagno principale sostentamento di intere famiglie. I sotterranei sono dedicati alla triste vicenda delle Streghe di Triora: vi sono esposte riproduzioni dei documenti del processo e i racconti dei supplizi e delle torture inflitte a donne innocenti. Ancora una fedele ricostruzione dell’inquisizione con una strega imprigionata in una cella delle prigioni. Franchetta Borrelli è lemblema della assurda caccia alla streghe. La donna si rifiutò di confessare il falso al commissario Scribani, fu dunque rasata zero, segregata in una cella gelida ed umida con un solo mantello bianco come abito. Privata di cibo e acqua. La donna non confessò mai e gli inquisitori la fecero incarcerare. Nei giorni successivi, dopo un esorcismo da parte di un sacerdote e nuove torture, fu liberata.  Cinquecento anni dopo i trioresi  hanno voluto tributare a queste donne un riconoscimento erigendo all’inizio dell’antico borgo, una statua raffigurante una strega sorridente con tanto di scopa, nell’atto di offrire un filtro magico al visitatore.

ll casolare della Cabotina è, da sempre considerato nella memoria popolare, la dimora delle streghe. Tra queste mura le streghe incontravano il diavolo in sfrenati baccanali, il Sabba, ovvero il famigerato raduno notturno tra le streghe e il diavolo, grazie al quale le donne acquisivano poteri malefici. Le donne, secondo il mito della strega, giungevano alla Cabotina in volo a cavallo di una scopa. La base di questa suggestione si deve agli inquisitori domenicani che estorsero con la tortura assurde confessioni per perorare la loro folle battaglia contro le donne colpevoli solo di utilizzare l’erboristeria.  Le donne di Triora furono bollate come seguaci della setta eretica delle streghe diaboliche.

Nel borgo è presente anche un originale monumento dedicato al gatto; l’idea appartiene a Svetlana Lin e al team creativo internazionale Triora Project nell’ambito del progetto internazionale “Grand Pardon” (Grande perdono) che mira a installare un monumento simbolico in onore del “Gatto”, vittima della crudeltà umana e dell’Inquisizione a Triora. L’obiettivo è preservare la memoria di tutti gli animali che furono torturati e bruciati insieme alle streghe, nonché di tutti gli altri animali innocenti che sono stati vittime, affinché la memoria di queste atrocità non venga dimenticata. La scultrice italiana Elena Rede, è stata scelta per realizzare il Gatto di Triora. L’imponente monumento fonde lo stile barocco con l’arte contemporanea. L’obiettivo è la sensibilizzazione verso ogni essere vivente degno di rispetto e dignità.

Palazzo Stella nel cuore medioevale di Triora ha una lunga storia. La famiglia Stella si distinse per il suo mecenatismo. Molti Stella furono sindaci e parroci a Triora. Nel palazzo soggiornò il commissario Scribani durante il processo alle streghe. Isotta Stella, venne accusata di stregoneria e morì di torture proprio nelle stanze del suo palazzo. L’amministrazione comunale, consapevole dell’importanza storica del luogo, ha recuperato il palazzo. Alcune sale sono dedicate al Museo etnostorico della stregoneria (M.E.S.).

Documentare il mondo delle vittime della caccia è la scommessa e lo scopo di questo museo. Gli oggetti esposti hanno lo scopo di accompagnare il visitatore in un viaggio nella realtà sottesa ad una delle figure mitiche di maggior successo nell’immaginario collettivo europeo. Un percorso organizzato in quattro aree tematiche (il pensiero magico, dee, spiriti e creature femminili, Dominae erbarum, l’invenzione della strega diabolica e il processo di Triora). Al termine di questo viaggio, se non sarà stata resa giustizia alle vittime, forse si sarà restituita loro un poco di dignità, ristabilendo il nesso che lega le persone al loro nome, alla loro occupazione, a ciò che effettivamente rappresentarono nella società a cavallo tra il medioevo e l’età moderna. Ridare una fisionomia alle migliaia di donne condannate senza nessuna colpa al rogo.

Triora oltre alla sua fama gotica è un luogo abitato fin dal Neolitico. Il borgo cela nei suoi carruggi ben conservati, testimonianze di un’epoca passata, della dura vita contadina, come la Fontana Soprana e i resti delle mure fortificate, il Castello, le porte, i forni comuni dove le donne si recavano per cuocere il pane.

Testo e fotografie di Paola Vignati

Autore

  • Paola Vignati laureata in Scienze dell’educazione all’Università Cattolica di Milano. Ha unito le sue due grandi passioni, il viaggio e la letteratura, nel blog “Una valigia piena di libri”. Racconta le sue esplorazioni con uno sguardo diverso, oltre il turismo di massa e la globalizzazione, in cui l’essenza del viaggio è la scoperta non solo geografica, ma soprattutto culturale attraverso i libri. www.paolavignati.com

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