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Una notte (speciale) alla casa-museo di Andrea Ruffoni

Nell’estate del 2023 ho avuto l’occasione, più unica che rara, di dormire in una originalissima casa-museo, nascosta tra le strette viuzze dell’Isola Superiore che, insieme all’Isola Bella e all’Isola Madre, forma lo splendido arcipelago delle Isole Borromee del Lago Maggiore. Si tratta della casa-museo di Andrea Ruffoni, artista originario dell’Isola dei Pescatori (perché è così che tutti la chiamano).

Il giardino della casa-museo Ruffoni

L’esperienza, fissa nella mia memoria, mi ha regalato emozioni e sensazioni non facili da descrivere. Nella casa si percepisce forte l’impronta dell’Andrea artista e dell’Andrea uomo. Pare sospesa nel tempo. Le numerose stanze, di forme e dimensioni diverse, si sviluppano in altezza e a cavallo di due abitazioni, formando una sorta di labirinto artistico. Di giorno, con la luce del sole, le opere sono meno inquietanti di quanto appaiano di notte. Ciononostante, non è inquietudine ciò che ho provato dormendo tra le opere di Andrea. Ho percepito sì il suo animo tormentato dalla solitudine, che per lui era sia un bisogno, sia un’ossessione, ma in un certo senso credo di essermi avvicinata un po’ di più al suo pensiero, al suo messaggio. Ora mi vedo come un’amica capace almeno in parte di comprendere il valore e la poetica della sua arte.

Mentre scrivo, realizzo che cade giusto quest’anno il centenario della sua nascita. Andrea Ruffoni è un uomo di cultura, ama leggere e fin dalla giovinezza si interessa ai movimenti artistici del Novecento. La passione per l’arte lo spinge, ancora giovane, a frequentare Parigi e, in seguito, nel 1960, a trasferirsi a Vienna, dove conosce colei che diventerà la sua futura prima moglie e dalla quale avrà un figlio. Vienna, all’epoca, è una città cosmopolita, all’avanguardia, e rappresenta uno dei maggiori crocevia culturali, politici e artistici di tutta Europa. Lì Andrea ha l’opportunità di conoscere filosofi, scrittori, artisti, tra i quali lo scrittore Peter Handke, il pittore Ernst Fuchs e l’architetto e scultore Walter Pichler.

Malgrado la sua vita fosse altrove, per Andrea l’isola è sempre il luogo a cui fare ritorno, dove ciò che conosce e studia all’estero viene rielaborato in solitudine, nella quiete dell’Isola, in un tempo in cui il turismo non è ancora un fenomeno così dilagante come oggi, benché Andrea – in una visione di grande lungimiranza – già mettesse in guardia gli isolani dalla crescente e nociva presenza dei turisti. L’isola rappresenta il suo personale laboratorio, dove sperimentare quelle idee e quelle tecniche che lo aiuteranno a sviluppare un proprio linguaggio creativo.

L’arte di Ruffoni è difficile da classificare, da definire. L’aspetto più significativo, l’argomento per lui più sentito e urgente, è senz’altro la questione ambientale. L’inquinamento della terra e delle acque condiziona, infatti, il destino dell’umanità. Il lago, il suo lago, è lo specchio dell’atteggiamento dell’uomo, un atteggiamento distruttivo e irresponsabile nei confronti dell’ambiente in cui vive. Da queste riflessioni nasce la sua arte. Andrea inizia, così, a raccogliere i rifiuti di plastica: sia quelli che la corrente porta a riva, sia quelli presenti nelle acque verbane, uscendo al largo con la sua piccola imbarcazione. Li trasporta poi nel proprio studio, dove, grazie a fantasia e creatività, prendono vita opere straordinarie.

Sono scarti, oggetti perduti, abbandonati, che, grazie all’opera di assemblaggio da parte dell’artista, ritrovano un nuovo significato, una nuova vita. L’arte di Andrea, costantemente in bilico tra scultura e pittura, è un’arte fatta di superfici materiche, in cui è evidente la stratificazione dei materiali, spesso diversi tra loro, parzialmente fusi. A tutto questo, l’artista aggiunge uno strato di polvere di ossido per conferire alle opere un colore pressoché monocromatico, tra il grigio e il marrone. Nella sua espressione “pittorica”, che potremmo definire per molti aspetti astratta, si possono però riconoscere panorami, forme, oggetti. Molti “quadri” di Andrea raffigurano, infatti, paesaggi arsi dal sole, con profondi solchi, linee oblique, dove l’essenzialità del linguaggio dell’artista ci comunica un forte senso di abbandono, d’inquietudine. Nelle sue sculture, protagonista è la plastica trasformata dal fuoco. Attraverso la fusione degli scarti plastici, Andrea ottiene una materia duttile che può assumere qualsiasi forma: persone, oggetti di vita quotidiana, mobili e perfino un singolare autoritratto.

L’emozione suscitata dalla visione delle opere di Ruffoni è intensa, forte: Andrea sa evocare le paure e il senso di inadeguatezza dell’uomo, così come la propria personale solitudine connessa a cupi pensieri sulla morte. La carriera artistica di Ruffoni si svolge lontana dai riflettori. Andrea è schivo e rifiuta categoricamente di esporre le proprie opere, tenendo lontani critici e storici dell’arte. Quando un collezionista si offre di acquistare tutti i suoi lavori, declina senza tentennamenti: “Cosa ne faccio dei soldi? poi li spendi e non ti resta più niente.”

A seguito di una grave malattia – probabilmente legata alle esalazioni delle polveri di piombo e delle plastiche bruciate – nel 1990 Andrea si spegne prematuramente. A pochi passi dalla casa-museo, nel piccolo cimitero dell’isola, si può visitare la sua tomba, su cui è collocata una scultura dello stesso Ruffoni. Raffigura l’albero della vita, lacerato da una profonda ferita. Temi dominanti nella sua opera sono, infatti, connessi al dolore del mondo, alla distruzione della terra, alla noncuranza dell’uomo. Di contro, Andrea si mostra speranzoso, quando guarda ai giovani: “I giovani sono gli unici che possono correggere i gravi errori delle generazioni precedenti. Vedo qua e là che stanno iniziando a reagire in questo senso.”

Fortunatamente, l’arte di Andrea, malgrado sia fisicamente confinata alla sua Isola, non è rimasta ignota. Nel 2017, con l’obiettivo di divulgare l’opera creativa dell’artista, nasce – su iniziativa della vedova Inge Rohloff, custode dell’opera dell’artista – l’omonima Fondazione.

L’atelier

La Fondazione Andrea Ruffoni ETS gestisce, oltre alla casa-museo, l’atelier – dove l’artista immaginava, studiava e creava le proprie opere – e il piccolo, ma bellissimo, giardino “segreto”, affacciato sulle acque del lago. Tutto esattamente come lo ha lasciato Andrea. Così, pur mantenendosi fedeli alla volontà dell’artista, che non avrebbe mai voluto che le sue opere lasciassero l’Isola, la Fondazione ha permesso a queste ultime di raggiungere non tanto i numerosi turisti che nei fine settimana assaltano l’Isola alla ricerca del gustoso pesce di lago, quanto coloro che hanno fame sì, ma di arte e di tutto ciò che essa è in grado di regalare.

di Claudia Di Battista

La CASA MUSEO ANDREA RUFFONI apre le porte ai visitatori da metà giugno fino a metà ottobre, da mercoledì a domenica, dalle 10:30 alle 12:30 e dalle 14 alle 17. Ingresso gratuito con visita guidata ogni ora (max 8 persone).

Per informazioni e prenotazioni:  +39 340 5942693       fondazioneandrearuffoni@gmail.com

 

 

Autore

  • Laureata in Lettere e Filosofia – Corso di diploma universitario in Operatore dei Beni culturali, è responsabile della Biblioteca e curatrice del Museo dell’Assicurazione (già Fondazione Mansutti) di Milano. In oltre vent’anni di attività nel settore culturale ha acquisito competenze diversificate, in particolare in ambito biblioteconomico, per quanto riguarda la catalogazione libraria (antico, moderno, spoglio e periodici) su più applicativi, la gestione di attività e servizi, redazione di tes...

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