Vai al contenuto

Un’opera poco conosciuta di Giorgione nella sua città natale

A Castelfranco Veneto si conserva un’opera poco conosciuta del suo più illustre cittadino, Giorgione. Infatti, oltre alla famosa Pala d’altare conservata in Duomo, presso il Museo Casa Giorgione si può ammirare il Fregio delle arti liberali e meccaniche, un affresco che si dipana nella parte superiore delle due pareti principali della sala.

Giorgione, autoritratto, ca. 1508 – Collezione Herzog Anton Ulrich Meseum

Si ritiene che il solo lato orientale sia opera del pittore di Castelfranco, come attribuito per la prima volta da Nadal Melchiori nel XVIII secolo, mentre l’altro sarebbe stato realizzato successivamente da un altro artista per completare la decorazione, come confermano la diversità dell’intonaco, la rappresentazione più “disordinata” dei soggetti, e addirittura alcuni errori nei motti latini presenti.

L’edificio in cui si trova è noto come Casa Marta – Pellizzari, e nel Seicento si diceva vi fosse nato Giorgione, notizia però non confermata dalle fonti.  L’affresco, monocromo con una base di terra gialla, rappresenta vari elementi tipici delle “arti” da cui prende il nome. Secondo le interpretazioni più accreditate, e in particolare quella di Manlio Pastore Stocchi del 1978, la parte del Fregio dipinta da Giorgione, più che una semplice elencazione di strumenti scientifici, sarebbe connessa alle teorie di Giovanni Battista Abioso, astronomo campano autore di opere quali il Dialogus in astrologiae defensionem, che all’epoca si era stabilito e aveva insegnato nella vicina Treviso. Si può vedere infatti un riferimento alle discipline e agli strumenti che Abioso considerava necessari a raggiungere verità e sapienza, secondo una via gerarchica di ispirazione neoplatonica. Lo studioso inoltre, come dice il titolo stesso della sua opera, si era schierato contro altri intellettuali a difesa dell’astrologia, che riteneva una scienza valida a tutti gli effetti, e il Fregio sembra quasi una rappresentazione per immagini delle sue tesi.

L’opera si sviluppa in cinque sezioni, ciascuna contenente un ovale con un ritratto a finto rilievo, due motti in latino, e oggetti relativi a ciascuna arte raffigurata. Una parte fondamentale del Fregio è quella in cui si fa riferimento ad un incombente evento infausto: la congiunzione tra Saturno, Giove e Marte in Cancro, prevista per gli anni 1503-1504. Era una delle grandi congiunzioni celesti osservate in quegli anni dagli studiosi, che ritenevano essere presagi negativi, sintomo dell’ira del cielo contro gli uomini, o perfino di un nuovo diluvio universale. La sezione seguente rappresenta armi e strumenti della guerra, che però non viene qui elevata al rango di “arte”, ma anzi rifiutata, come si può vedere dal fatto che tutte le armi e armature sono dismesse, come a sottolineare la loro poca importanza in confronto agli strumenti della scienza e della cultura. Vediamo poi come l’uomo può salvarsi dalle nefaste conseguenze della congiunzioni astrali e delle guerre: con l’esercizio di arti come la musica, i cui strumenti però sono ancora senza corde, in un mondo che ha perso la sua armonia.

Alla musica seguono, nonostante fossero ritenute di livello inferiore nella scala gerarchica, le arti visive, pittura e scultura, capaci anch’esse di salvare l’uomo. Qualche riferimento più nascosto fa pensare che anche la medicina sia considerata parte di questi arti salvifiche.

Fotografia di Susanna Cavallin

Nell’affresco è oggi mancante una parte, comprendente una testa e due motti latini. La testa è stata portata via con la tecnica dello strappo ed è oggi conservata in una collezione privata. In occasione della mostra del 2022  “Dar voce al Fregio – Racconto in tre atti”,  la testa mancante è stata virtualmente “reinserita”al posto che le spetta grazie ad un proiettore.

di Susanna Cavallin

Fotografie (dove non diversamente indicato) per gentile concessione del Museo Museo Casa Giorgione di Castelfranco Veneto (TV)

Autore

  • Nata a Treviso nel 1994. Dopo il diploma di liceo classico, nel 2017 si laurea in Conservazione e gestione dei beni e delle attività culturali all’Università Ca’ Foscari di Venezia, con curriculum di studi incentrato in particolare sull’archeologia.Ha svolto qualche esperienza lavorativa in musei locali e in una villa storica. Da sempre appassionata di tutto quel che riguarda la storia, l’arte e le antiche civiltà, interesse che coltiva nel proprio tempo libero, insieme a numerosi hobby.

    Visualizza tutti gli articoli