Tra i paesi più interessanti del Sudamerica spicca sicuramente il Perù, una fascia di territorio con estensione pari a quattro volte l’Italia, schiacciato tra la foresta amazzonica e l’oceano Pacifico con le Ande a farne da spina dorsale. Cuzco, antica capitale dell’impero incaico, il Tahuantinsuyo, e culla della civiltà andina che prosperò in questo impervio territorio fino all’arrivo dei conquistadores spagnoli, è tra le città architettonicamente più interessanti del paese e dell’intero continente americano. Abbarbicata a poco oltre tremila metri di quota lascia subito con il fiato corto, per l’aria rarefatta che si incontra appena ci si inizia a muovere tra le sue strade acciottolate e per gli sgargianti colori che esibisce soprattutto durante il mese di giugno, ricco di ricorrenze culturali e religiose tra le quali spicca la Festa del Sole, l’Inti Raymi.
Nell’emisfero australe il solstizio d’inverno, il giorno più corto dell’anno, arriva il 21 giugno (anche se tutti gli anni l’Inti Raymi a Cuzco si festeggia il 24 dello stesso mese); un giorno simbolico per gli Inca e tutte le altre culture pre-colombiane del Sudamerica che veneravano il Sole come un divinità e ne celebravano il punto di massima lontananza dalla Terra ed il ritorno all’allungarsi delle giornate. Durante l’Inti Raymi, Cuzco è un’esplosione di colori, danze e musiche che infiammano gli animi della gente locale e dei peruviani che arrivano in massa dalle altre regioni del paese, e che ovviamente regalano momenti emozionanti anche ai visitatori stranieri che percepiscono l’allegria ed il senso di orgoglio collettivo della popolazione. Le celebrazioni hanno inizio alle prime luci dell’alba nei pressi del più antico e importante tempio della città: il Qoricancha. Smantellato e convertito dagli spagnoli in un convento, rimangono ancora oggi visibili le ciclopiche mura parzialmente fuse con l’architettura cristiana della torre campanaria della chiesa dedicata a San Domenico.
Dal Qoricancha, l’Inca e la Coya (la consorte del sovrano) vengono portati in processione dai rispettivi vassalli verso la piazza principale della città accompagnati dalla musica e dai colori dei sudditi provenienti dai quattro angoli dell’impero. La festa prosegue poi verso la parte alta della città e termina all’interno di un altro dei monumenti simbolo del Perù, la fortezza di Sacsayhuaman.
Passata la Festa del Sole, nel bel mezzo della plaza de Armas rimangono a sventolare i vessilli simbolo del paese: la bandiera bianca e rossa del Perù e quella a strisce orizzontali multicolore simbolo della città di Cuzco. Sgargianti colorazioni che si ripetono anche nell’aspro e selvaggio mondo naturale delle Ande Peruviane, tra cui spiccano la Cordigliera Vilcabamba solcata dalle violente acque dei fiumi Apurimac e Urubamba e la Cordigliera Vilcanota punteggiata dal turchese della calotta glaciale di Quelcaya e dalle striature multicolore della Montagna Arcobaleno.
La Montagna Arcobalenoo, definita anche Montagna dei Sette Colori, è situata all’interno della Cordigliera di Vilcanota, la parte più orientale delle Ande Peruviane meridionali. La cima da cui si possono osservare le striature di arenaria multicolore è situata a circa 5.070 metri sul livello del mare e viene spesso definita con il nome locale di Vinicunca. Di fatto Vinicunca è la montagna situata immediatamente a nord ovvero di fronte alla Montagna Arcobaleno vera e propria, che non è calpestabile e dalla quale sarebbe impossibile osservarne le bande colorate.
La maggior parte degli escursionisti partono da Cuzco tra le quattro e le cinque del mattino, affrontando circa due ore e mezzo di strada asfaltata, deviando per il villaggio di Cusipata per poi sfidare un’altra ora abbondante di serpeggiante strada sterrata in salita fino a raggiungere il parcheggio situato a quasi 4700 metri di quota. Un dislivello di 1500 metri in meno di quattro ore, partendo presto al mattino, con l’idea di raggiungere quota 5000 in un paio d’ore di cammino. Mettetevi nei panni di queste persone, molte delle quali arrivano a questo punto senza adeguati giorni di acclimatamento alle spalle.
Dal parcheggio si parte poi in una processione di cavalli, muli, alpaca, lama, essere umani, zaini e bastoncini fino a raggiungere la sella e poi la vetta di Vinicunca nella quale durante i giorni più affollati il caledescopio di colori delle giacche dei turisti è più variegato delle striature naturali delle montagne circostanti. Giunti a questo punto in molti ignorano la presenza dell’imponente apu (montagna sacra in quechua) Ausangate alle loro spalle, e men che meno vengono a conoscenza di una delle vallate più belle che la Cordigliera Vilcanota nasconda, ilValle Rojo.
Per chi ha qualche giorno in più a disposizione e la voglia di effettuare uno tra i trekking più spettacolari delle Ande Peruviane, vale la pena programmare l’itinerario in maniera da trasformare Vinicunca come una sorta di trai-d’union tra Pukapampa (la Valle Rossa) e il massiccio dell’Ausangate. Un percorso a piedi che permette di ammirare non solo la bellezza naturale delle Montagne Arcobaleno, ma anche e soprattutto l’affascinante e variopinto intorno culturale e della tradizione andina quechua che caratterizza l’Ausangate e che in molti trascurano.
Lasciando Cuzco, con un mezzo a quattro ruote si prosegue lungo la statale che unisce la capitale dell’impero incaico con il leggendario lago Titicaca; dopo circa tre ore si devia verso est superando il villaggio di Pitumarca e risalendo una carrozzabile sino a raggiungere un piccolo torrente che durante la stagione delle piogge (gennaio-marzo) si colora di rosso per la forte carica di sedimenti che viene trascinata a valle. Da questa confluenza è possibile risalire la vallata tra campi coltivati a quinoa e patate, passeggiando tra verdeggianti pascoli di alpaca mentre i condor sorvolano vigili il cielo terso di queste montagne solitarie. A mano a mano che ci si alza di quota la vallata si amplifica e l’occhio spazia tra il colore dell’arenaria resa rossastra dall’ematite (ossido di ferro) ed il verde fosforescente dei bofedales (i pascoli d’alta quota delle Ande). Si dovrebbe raggiungere la zona di campeggio di Pukamayo nel primo pomeriggio, con la possibilità di acclimatarsi ulteriormente effettuando una piccola estensione a quote superiori ai 5000 metri e godere in completa solitudine degli ondulati crinali rossastri che circondano il campeggio.
Al mattino seguente si affronta una ripida salita fino a raggiungere un bel balcone panoramico che permette di osservare dall’alto il Valle Rojo, risalito proprio durante la giornata precedente. Da qui si perdono circa 90 metri di quota raggiungendo così la sella e poi la cima di Vinicunca. Davanti a noi una dolce e tondeggiante cresta separa i due versanti striati della Montagna Arcobaleno. Il rosso dell’ematite sfuma verso il marrone della wolframite, l’azzurro pallido della malachite si fonde al bianco delle arenarie quarzitiche, mentre il giallo intenso delle calcareniti arricchite di ossido di zolfo termina nel rosa delle fangoliti.
Il gioco di colori che ci regala Madre Natura è reso ancora più vivace dall’intensa radiazione solare presente a queste quote. Ci fermiamo ad ammirare il percorso che ci stiamo lasciando alle spalle, mentre davanti a noi ci aspettano altri tre giorni di meravigliosi paesaggi tra lagune turchesi, piccoli villaggi quechua, il bagliore dei ghiacciai e l’imponente mole dell’Ausangate. I colori del Perù assieme alla gioia e ai sorrisi dei suoi abitanti, rimarranno per sempre impressi nella nostra memoria.
Il sentiero che collega il Valle Rojo a Vinicunca con le caratterostiche striature di arenaria multicoloretesto e fotografie di Marco Rosso – guida escursionistica